Una scoperta epocale è stata rivelata nelle ultime ore da un gruppo di scienziati. È stato trovato un farmaco sperimentale che potrebbe curare il morbo di Alzheimer: ecco quali sono le novità.
Il morbo di Alzheimer è la causa più comune di demenza negli anziani. Provoca un continuo declino delle capacità di pensiero, comportamentali e sociali. Una malattia che influisce in maniera consistente ed irreversibile sulla capacità di una persona che non si trova più ad essere indipendente. Con il progredire della malattia, l’individuo sviluppa una grave compromissione della memoria e perde la capacità di svolgere le attività quotidiane.
Fino a questo momento non esiste alcun trattamento che curi la malattia del morbo Alzheimer o alteri il processo patologico nel cervello. Tuttavia, la grande novità arriva da uno studio che è stato pubblicato nella giornata di martedì 29 novembre sul New England Journal of Medicine. È stato scoperto un farmaco sperimentale che sembra rallentare la progressione della malattia di Alzheimer negli studi clinici. È stata salutata come una delle scoperte più importanti.
Stiamo parlando di un farmaco sperimentale che si chiama lecanemab ed è stato presentato come una terapia che potrebbe essere un “potenziale” trattamento nella malattia. In un settore della medicina che in questi anni ha provato a trovare diverse soluzioni alla patologia che affligge milioni di persone in tutto il mondo, trovando anche diverse delusioni e fallimenti, in molti vedono questi risultati della ricerca come un punto di svolta trionfante. Andiamo a vedere nel dettaglio.
Lecanemab, il farmaco che rallenta l’Alzheimer: test e risultati
Un farmaco sperimentale che rimuove una sostanza chiamata amiloide dal cervello sembra rallentare il morbo di Alzheimer. È stato evidenziato come il farmaco lecanemab ha ridotto il tasso di declino cognitivo del 27% in uno studio su quasi 1.800 persone nelle prime fasi dell’Alzheimer. Questo hanno riferito gli scienziati che hanno presentato i dati al convegno Clinical Trials on Alzheimer’s Disease a San Francisco. Lo studio è stato pubblicato contemporaneamente sul New England Journal of Medicine.
Le persone che sono state scelte per il test e quindi hanno preso il farmaco lecanemab hanno ottenuto circa mezzo punto in più su una scala di funzionamento mentale da zero a 18 punti. Una differenza che come vediamo è lieve, ma statisticamente significativa. Ad accogliere positivamente i risultati e specificare che sono “reali e solidi” è stato il dottor Christopher van Dyck, che dirige il Centro di ricerca sull’Alzheimer di Yale ed ha presentato una panoramica dello studio all’incontro.
I tanto attesi dati dello studio arrivano circa due mesi dopo che le case farmaceutiche Biogen ed Eisai hanno annunciato che il lecanemab aveva dimostrato di ridurre il declino cognitivo e funzionale. Questo dopo che era stato pubblicato uno studio di fase 2 che, invece, non aveva mostrato una differenza significativa tra lecanemab e un placebo nei pazienti con malattia di Alzheimer in 12 mesi. Ma i dati dello studio di fase 3 suggeriscono che a 18 mesi lecanameb riduce il declino cognitivo.
Lecanemab è davvero efficace nella cura dell’Alzheimer?
Il nuovo studio è stato presentato, come detto, alla conferenza Clinical Trials on Alzheimer’s Disease di San Francisco e pubblicato sul New England Journal of Medicine. Nonostante sia stato salutato come una scoperta di grande importanza medica, è bene sottolineare che è stato riferito che lecanemab non è una cura miracolosa. La malattia, come è stato anche riferito, ha continuato a privare le persone della loro capacità cerebrale.
Tuttavia, c’è da aggiungere che tale declino è stato rallentato di circa un quarto nel corso dei 18 mesi di trattamento. Anche se è in atto un dibattito tra scienziati e medici sull’impatto del lecanemab nel “mondo reale” e se davvero il servizio sanitario sia pronto a farne uso. Anche perché il farmaco dovrebbe essere somministrato all’inizio della malattia, prima che si verifichi un danno eccessivo al cervello. Mentre la maggior parte delle persone che scopre la malattia si trova ormai in uno stadio avanzato.
Ciò richiede che le persone si rendano conto immediatamente se c’è qualcosa che non va. È bene che provino a riconoscere quali sono i primi segni che potrebbero avere problemi più gravi di memoria e che i medici siano in grado di sottoporre gli indivisui a test dell’amiloide. Solo in questo modo si potrebbe determinare se hanno l’Alzheimer o un’altra forma di demenza. Al momento solo l’1-2% delle persone affette da demenza effettua tali test, come si legge sul portale CNN.
Controversie ed effetti collaterali del farmaco lecanemab
Non tutti hanno salutato positivamente la scoperta. Sul portale Npr.org si legge che il dottor Madhav Thambisetty del National Institute on Aging, che non è stato coinvolto nello studio, ha sottolineato come gli effetti del farmaco lecanemab sulla malattia dell’Alzheimer sono troppo piccoli. Ha spiegato inoltre che tali differenze sono così esigue che è improbabile che i pazienti si accorgano delle migliorie.
È stato rivelato, inoltre, che circa una persona su cinque che ha ricevuto lecanemab nello studio ha sperimentato un evento avverso, come gonfiore o sanguinamento nel cervello. Le persone hanno anche riportato sintomi tra cui mal di testa, disturbi visivi e confusione. Il trattamento è stato collegato a due morti. Tuttavia, il dottor Marwan Sabbagh del Barrow Neurological Institute ha spiegato che la maggior parte degli effetti collaterali sono lievi o moderati. E il numero di anomalie che sono state rilevate erano all’interno delle aspettative.
Approvazione farmaco lecanemab per l’Alzheimer
Ricordiamo che il farmaco lecanemab è stato sviluppato dalla società giapponese Eisai insieme alla società statunitense Biogen. Per quanto riguarda l’approvazione si dovrà aspettare ancora un po’. Per il momento i dati sono in fase di valutazione da parte delle autorità di regolamentazione negli Stati Uniti. Saranno loro che presto dovranno decidere se il lecanemab può essere approvato per un uso più ampio.
Tuttavia, è stato riferito che gli sviluppatori Eisai e Biogen prevedono di iniziare il processo di approvazione in altri paesi il prossimo anno. Finora, solo un farmaco amiloide contro l’Alzheimer Aduhelm ha ricevuto l’approvazione dalla Food and Drug Administration. È stato approvato nel 2021 nonostante prove contrastanti sul suo funzionamento.