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Alzheimer, scoperto un nuovo modo per rilevare la malattia nelle prime fasi

È stato scoperto un nuovo modo per rilevare la malattia Alzheimer quando è nelle prime fasi. Si tratta di un test non invasivo, pratico e poco costoso: ecco di che cosa si tratta.

Quando si tratta di questa malattia, una diagnosi precoce, ben prima che i segni di demenza irreversibile siano evidenti, è la chiave per fornire un intervento e un trattamento efficaci. Ora la diagnosi precoce potrebbe essere semplice come un test che permetto uno screening precoce e su larga scala tra la vasta popolazione di anziani. Andiamo a conoscere nel dettaglio questa novità.

fonte foto: Canva

La malattia di Alzheimer può passare inosservata fino a quando non è troppo tardi per curarla. Per questo motivo i programmi di screening su larga scala che aiutino a rilevare la malattia nelle sue fasi iniziali è l’occasione che tanti cercavano. Soprattutto perché gli attuali metodi diagnostici sono troppo ingombranti e costosi. Adesso, un nuovo studio pubblicato sulla rivista Frontiers in Aging Neuroscience è il primo a identificare un test da fare.

È stato indicato l’acido formico come un biomarcatore urinario sensibile che può rivelare la malattia nella fase iniziale. In pratica, lo studio suggerisce che una semplice analisi delle urine potrebbe rivelare se qualcuno ha il morbo in fase iniziale, quindi senza che lo sappia, aprendo la strada a programmi di screening su larga scala. I ricercatori hanno analizzato un ampio gruppo di pazienti con la malattia.

Test delle urine per rilevare l’Alzheimer: lo studio

Una collaborazione di ricercatori in Cina ha studiato i campioni di urina per i biomarcatori di un ampio gruppo di pazienti con diversa gravità della malattia, confrontandoli con controlli sani. Un composto noto come acido formico era un marcatore particolarmente sensibile del declino cognitivo associato al morbo di Alzheimer. Gli aumenti dei livelli di acido formico urinario sono stati trovati in tutti i campioni di malati di Alzheimer, compresi quelli con solo declino cognitivo soggettivo in fase iniziale, rispetto a quelli dei controlli sani.

Gli scienziati hanno sottolineato che la malattia può essere nascosta per tanti anni fino a quando emerga e ci sia un evidente deterioramento cognitivo. Le prime fasi sono importanti ai fini del trattamento. Quando i campioni di sangue dei partecipanti sono stati analizzati per i biomarcatori dell’Alzheimer in combinazione con il livello di acido formico urinario, i ricercatori sono stati in grado di prevedere a quale stadio della malattia era progredito il paziente.

È bene sottolineare che  i legami tra l’acido formico urinario e il morbo non sono ancora del tutto chiari. Ma questa ricerca che è stata fatta dagli scienziati cinesi è un passo importante verso lo sviluppo di strumenti per diagnosticare e trattare questa condizione debilitante in un gruppo vulnerabile della società. Un scoperta che arriva dopo quella del farmaco che potrebbe curare l’Alzheimer.

Come si cura la malattia di Alzheimer?

Altri metodi attualmente utilizzati per diagnosticare la malattia di Alzheimer sono le scansioni cerebrali con tomografia a emissione di positroni, prelievi di sangue invasivi e punture lombari. Purtroppo, questi sono tutti metodi che tendono ad essere costosi e invasivi. Proprio per questo motivo, la scoperto dei biomarcatori urinari per la malattia potrebbe essere una scoperta sensazionale per rilevare la malattia nelle sue prime fasi.

Negli ultimi anni, gli scienziati hanno fatto passi da gigante nella comprensione del morbo, così come nello sviluppo e nella sperimentazione di nuovi trattamenti. Tra cui diversi farmaci che sono già in sperimentazione clinica avanzata. La maggior parte dei farmaci funziona meglio per le persone che si trovano nelle fasi iniziali o intermedie della malattia. Tuttavia, è importante capire che nessuno dei farmaci esistenti fino ad oggi curerà questa malattia.

Trattare i sintomi della malattia può fornire alle persone affette da Alzheimer benessere, dignità e indipendenza per un periodo di tempo più lungo e può anche incoraggiare e aiutare chi si prende cura di loro. Questi farmaci possono aiutare a ridurre o controllare alcuni sintomi cognitivi e comportamentali.

I medici di solito iniziano i pazienti con basse dosi di farmaci e aumentano gradualmente la dose in base a quanto bene tollerano il farmaco. È bene specificare che, maggiore è la dose, maggiore è la possibilità di effetti collaterali, tra cui nausea, vomito, diarrea, reazioni allergiche e perdita di appetito.

Le informazioni scritte all’interno dell’articolo sono riprese da fonti autorevoli e non vogliono andare a sostituire un parere medico esperto. In caso di sintomi, diagnosi e trattamenti è consigliato rivolgersi ad uno specialista del settore.

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