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Ameba mangia-cervello, primo decesso nel mondo: i sintomi erano quelli della meningite

Si torna a parlare nuovamente di virus che possono segnare l’umanità. In questo caso, si è segnalato un primo caso di una persona morta a seguito dell’ameba mangia-cervello. Il paziente mostrava i sintomi della meningite.

La salute pubblica mondiale è nuovamente messa a rischio dalla presenza di un’ameba. La preoccupazione è iniziata sempre più a salire a seguito di un caso che si è verificato di recente. L’ameba mangia-cervello, infatti, ha portato alla morte di una persona. Un caso che ha di fatto aumentato le antenne della sicurezza mondiale.

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La Naegleria fowleri è di fatto un’ameba. Le analisi genetiche hanno identificato ben 30 specie di questa ameba. Quella che andremo a vedere e che ha colpito un uomo in Corea del Sud è l’unica che si lega alle infezioni nell’uomo. Come segnalato dall’Humanitas, questo è l’agente che può innesca la meningoencefalite amebica primaria. Si tratta di un’infezione acuta e che diventa rapidamente fatale.

Da come vediamo, le più grandi istituzioni sanitarie hanno parlato chiaro. L’ameba mangia-cervello è una durissima infezione e un primo decesso derivato da questo ambito non fa dormire di certo sonni tranquilli. Andiamo a vedere, dunque, nello specifico il primo caso di decesso a seguito della Naegleria fowleri.

Primo caso di decesso a seguito di ameba mangia-cervello: la vicenda

Il tragico caso ha riguardato una persona che era rientrata da un viaggio dalla Thailandia. Un soggiorno durato per 4 mesi e che ha portato al primo decesso derivato dall’infezione dell’ameba mangia-cervello. Lo ha comunicato il dottor Ji Young-mi tramite una nota rilasciata alla stampa dei Centri coreani per il controllo e prevenzione delle malattie.

Dalla nota comunicata dalla sanità coreana, il paziente si sarebbe presentato con sintomi identici alla meningite. Il paziente accusava mal di testa, vomito, rigidità del collo e la scarsa capacità di parlare. Dopo le dovute analisi, rilevazione dell’agente eziologico e test del gene, è stato riscontrato una corrispondenza del 99,6% con la Naegleria fowleri.

Il microorganismo che porta all’infezione è presente in tutte le acque dolci del mondo. Nonostante tale fattore, i casi che si segnalano con forza arrivano dagli Stati Uniti. Negli ultimi anni, a tal proposito, c’è stato un aumento delle infezioni. La particolarità del caso è che si sono verificati in zone dove prima non si sono segnalati eventi di questo genere. Pensiamo al Nebraska. Più in generale, negli Stati Uniti d’America si segnalano una decisa di casi ogni anno. Un recente caso riguarda un ragazzo di 14 anni ricoverato d’urgenza al Golisano’s Children’s Hospital.

Che cos’è la Naegleria fowleri?

L’ameba mangia-cervello agisce tramite l’aggressione del sistema nervoso centrale. Dopo averlo aggredito, come indicato nei Manuali MSD per operatori sanitari, provoca gonfiore, infiammazione e distruzione dei tessuti. Di norma, vive sul fondale ma quando l’acqua raggiunge uno stato di stress, questo può assumere la forma biflagellata e nuotare liberamente.

Durante il nuovo, infatti, l’agente può entrare nel naso e infettare la mucosa olfattiva. Dalle temperature alte, risale il nervo olfattivo e va ad aggredire il cervello. In quel momento si verifica la PAM, meningoencefalite amebica primaria o naegleriasi. Infezione profondissima che nel 97% dei casi porta alla morte.

Come difendersi dall’ameba?

Dopo il primo caso verificatosi in Corea, i medici hanno dato alcune disposizioni in materia di prevenzione. L’ente, infatti, ha specificato che bisogna fare attenzione se si viaggia in zone in cui l’infezione è stata segnalata. Dobbiamo, poi, astenerci dal nuotare e da attività simili. Infine, bisogna solo usare acqua pulita. Per ridurre ancora di più i rischi, il Dipartimento della salute e dei servizi umani della Carolina del Nord ha consigliato di non toccare il substrato del fondale quando si è intenti a fare il bagno. Inoltre, non dobbiamo tuffarci quando l’acqua si presenta troppo calda, non immergere la testa e se lo facciamo, chiudiamo il naso.

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