Un secondo elemento caratterizzante questo disturbo è una grande paura nel subire un incremento di peso. Oppure di diventare molto più grassi. Questa sensazione va a contrastare ogni volta l’aumento di peso. Anche nel caso in cui il paziente abbia già un peso notevolmente basso. Il terzo elemento chiave è una valutazione totalmente inappropriata del proprio peso. Non solo, anche una modalità di percezione errata del proprio corpo. Ciò va ad incidere notevolmente sull’autostima, portando ad una progressiva insoddisfazione.
Quando compare con maggiore frequenza
I disturbi di tale comportamento dal punto di vista alimentare possono insorgere più spesso nel corso dell’adolescenza. Allo stesso modo può verificarsi anche nel corso della prima età adulta. In realtà, in qualche caso può insorgere anche nel corso dell’infanzia o nelle persone anziane. Le persone di sesso femminile sono quelle che hanno una più alta probabilità di sviluppare una problematica alimentare.
Sono essenzialmente due le categorie principali dell’anoressia nervosa. Il primo tipo è rappresentato dall’anoressia restrittiva. In questo caso, il dimagrimento viene provocato dal digiuno e da un’attività fisica eccessiva. L’altra tipologia è rappresentata dall’anoressia con bulimia. In questo caso il soggetto si comporta in maniera tale da diminuire sempre di più di peso. Nella maggior parte dei casi si tratta di comportamenti come uso eccessivo di diuretici e lassativi e induzione al vomito.
Sintomi anoressia nervosa
La peculiarità di questo disturbo è legata ovviamente al rifiuto del cibo. Chi soffre di tale problematica, però, ha spesso una grande fame e tanto appetito. La volontà di evitare il cibo deriva da una paura. La paura, notevolmente intensa, di poter ingrassare. E di conseguenza, l’esigenza di tenere sempre sotto controllo l’alimentazione. Per fare in modo di non aumentare di peso, i soggetti che soffrono di questo disturbo ripetono sempre determinati comportamenti. Ad esempio, seguire scrupolosamente una dieta estremamente rigida. Al tempo stesso, anche un’attività fisica eccessiva. Fino ad arrivare all’induzione del vomito dopo aver consumato anche ridotti quantitativi di cibo.
Tante persone che soffrono di anoressia nervosa hanno a che fare anche con altri disturbi specifici. Si tratta di brachicardia ed edemi periferici. Questi ultimi insorgono più spesso nel momento in cui si recuperare il peso. Oppure gli edemi si sviluppano anche quando viene sospesa l’amministrazione di diuretici e lassativi. Molto di rado possono insorgere delle petecchie ai lati può portare a pensare ad una diatesi emorragica. In alcuni soggetti può svilupparsi un’area gialla sulla cute legata ad ipercarotenemia. Altri pazienti possono soffrire di ipertrofia delle ghiandole salivari, in modo particolare delle parotidi. Tra i vari sintomi legati all’anoressia troviamo anche quelli legati alla pratica dell’induzione del vomito. In questi casi, infatti, possono verificarsi anche erosioni dello smalto dentale. In altri casi possono comparire anche cicatrici oppure callosità sul dorso delle mani.
Il trattamento della anoressia nervosa
La cura iniziale di questa problematica dovrebbe avvenire specificatamente a livello ambulatoriale. Nella gran parte dei casi ciò non è sempre possibile. L’indicazione di una cura a livello ambulatoriale è soprattutto legata a quelle pazienti che hanno una perdita di peso minore del 25%. E di, conseguenza, non si tratta di una perdita di peso che viene definita allarmante. Al tempo stesso, devono essere assenti anche complicazioni dal punto di vista medico e deve essere presente una certa motivazione al cambiamento. La cura ambulatoriale si può, quindi, provare. Nel caso in cui, però, dopo circa 12-16 settimane di trattamento i risultati non ci dovessero essere, allora bisogna cambiare strategia.
Il trattamento in ospedale
La terapia ospedaliera dell’anoressia nervosa ha due scopi principali. Il primo è quello di rendere stabile lo stato medico-psichiatrico, in modo tale da poter controllare le conseguenze acute insorte. Il secondo obiettivo è quello di cominciare o proseguire un trattamento che miri a interrompere i fattori che hanno fatto insorgere o prorogare nel tempo tale disturbo. La terapia dell’anoressia, di solito, dovrebbe essere eseguita da un team multidisciplinare. Questa equipe dovrebbe comprendere medici, dietisti, infermieri e psicologi-psicoterapeuti. Il ricovero in ospedale che mira ad una riabilitazione intensiva presenta una davvero prolungata. Infatti, si aggira intorno ai 90 giorni.
Bibliografia
- Psichiatria psicodinamica. Glen O. Gabbard; Ed. Cortina Raffaello; 2015
- Manuale di clinica e riabilitazione psichiatrica. Dalle conoscenze teoriche alla pratica dei servizi di salute mentale vol.2. Riabilitazione psichiatrica. A. Vita, L. Dell’Osso, A. Mucci; Ed. Giovanni Fioriti Editore; 2019
- Manuale di psichiatria e psicologia clinica; Giordano Invernizzi, Cinzia Bressi; Ed. Mc- Graw Hill