Bacillus cereus è un batterio diffuso nell’ambiente. E’ facile trovarlo in diversi tipi di ambiente, dall’aria al suolo, fino ad arrivare alla polvere.
Non tutti i bacillus cereus sono nocivi, per questo motivo occorre capire sempre di quale ceppo si parla e incriminarli tutti a prescindere non è corretto.
Diversi tipi di bacillus cereus infatti sono innocui, alcuni possono risultare benefici per l’organismo e altri ancora invece, provocano intossicazioni alimentare.
In questo articolo parliamo appunto del bacillus cereus responsabile di tali intossicazioni, le quali come ben sappiamo possono arrecare danno all’organismo per via delle tossine che rilascia.
Alcuni dei sintomi dell’intossicazione da Bacillus Cereus sono simili ad altri tipi di intossicazioni alimentari. Specialmente quando si parla di nausea e vomito.
Fortunatamente sono davvero rari i casi in cui una infezione da bacilus cereus può provocare una setticemia e la morte.
Non tutte le intossicazioni alimentari che causano diarrea, vomito, nausea e coliche addominali sono provocate dal bacillus cereus. Per questo motivo la diagnosi è necessaria ed è necessario distinguere l’infezione per esempio da quella provocata dallo Staphylococcus aureus.
La diagnosi di solito viene effettuata analizzando il microrganismo estratto dagli elementi che sono stati ingeriti e poi espulsi attraverso le feci o il vomito.
Di solito comunque, essendo un’infezione non troppo forte, di solito viene eseguita la diagnosi quando il soggetto è, a causa di altre patologie, a rischio di complicazione. Per lo stesso motivo nemmeno la terapia antibiotica è necessaria di solito.
L’infezione da bacillus cereus può diffondersi nell’organismo umano per moltissimi motivi differenti. Focalizzandoci però sul contagio dal punto di vista alimentare, ecco che si può prendere soprattutto a causa di: cereali, carne macinata, verdure, latte e latticini, riso fritto e budini.
Normalmente la temperatura ideale per i ceppi del virus che causano infezione è quella che va dai 15 ai 55 gradi, nonostante è perfetta per loro la temperatura compresa tra i 30 e i 37 gradi. La temperatura di refrigerazione alla quale si può sviluppare è quella di circa 5 gradi.
La cottura dell’alimento può uccidere il batterio a partire dai 60 gradi, ma occorrono almeno 100 gradi per eliminare le tossine ematiche. Grazie alla refrigerazione invece è possibile ridurre la moltiplicazione del batterio, così come una cattiva conservazione ne aumenta la pericolosità.
Il rischio di diffusione è superiore in ambito della ristorazione perché la pre-cottura e lo stoccaggio successivo a una temperatura superiore a quella della refrigerazione può provocare appunto il proliferare del batterio e di conseguenza di gastriti ematiche. Il problema inoltre è che non viene distrutta con il riscaldamento in questo caso.
Proprio per questo motivo è fondamentale prevenire prima di tutto l’infezione attraverso la giusta conservazione degli alimenti.
Gli alimenti non vanno mai conservati a temperatura ambiente, specialmente quando contengono molto amido. I cibi pronti non vanno conservati bene e consumati poi nei tempi consigliati.
La cottura comunque è il miglior metodo per eliminare l’infezione, in quanto le tossino sono termolabili e si distruggono già a 100 gradi. La spora però può sopravvivere, ecco perché le temperature più alte di 100 gradi spesso sono consigliate.
Infine è importante anche far attenzione alle varie contaminazioni crociate. Ecco perché gli alimenti vanno sempre consigliati in contenitori ben puliti ed evitare di poggiare per esempio gli alimenti su ripiani sporchi.
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