Abbiamo già avuto modo di parlare del cancro alle ovaie, un tumore femminile che secondo le statistiche, colpisce 5.200 donne ogni anno e rappresenta il 3% di tutte le diagnosi di tumore. Vi è una percentuale di sopravvivenza a 5 anni dal momento della diagnosi e questo vale per circa il 40% delle donne.
A rendere il tasso di mortalità così alto in verità è il fatto che la diagnosi precoce è assai rara. In molti casi infatti viene diagnosticata solo in una fase già avanzata della malattia. Ciò nonostante, nel 2020 il tasso di mortalità è diminuito rispetto al 2015 dell’11,9%.
Il tumore alle ovaie viene diagnosticato attraverso la visit ginecologica. Essendo i sintomi aspecifici, difficilmente la donna si accorge del problema attraverso questi.
Una volta che il ginecologo sospetta la presenza del tumore ecco che prosegue con l’ecografia transvaginale insieme al dosaggio del CA-125. Si tratta di un marcatore serico.
Altrimenti, quando c’è bisogno di verificare fino a che punto il tumore alle ovaie è diffuso, viene eseguita una risonanza magnetica o una TC dell’addome. In questo modo è possibile capire se vi è una metastasi.
Una volta che la diagnosi conferma il cancro alle ovaie, ecco che viene individuato anche lo stadio di evoluzione. E’ fondamentale farlo per poter individuare le strategie più adatte.
Qui sotto vediamo quali sono le terapie comunemente adottate dai medici per cercare di estirpare il tumore alle ovaie.
La rimozione chirurgica del tumore rappresenta sicuramente il metodo più utilizzato per poter trattare questa forma di tumore. Come vedremo tra poco, in base allo stadio della malattia, viene svolto in modo diverso.
La chirurgia se eseguita in uno stadio iniziale è curativa al 70%. Vi è comunque il rischio che si ripresenti e la percentuale è piuttosto alta, si parla del 25-30%. Ecco perché in questi casi dopo l’intervento spesso viene scelto di procedere anche con la chemioterapia adiuvante.
La chirurgia consiste nel rimuovere la massa tumorale dalla sede di origine, anche se bisogna dire che spesso, per una serie di motivi medici tra cui anche quello di evitare recidive, vi è la chirurgia che porta all’asportazione intera dell’ovaio.
C’è poi la chemioterapia, cioè la somministrazione di farmaci chemioterapici che uccidono tutte le cellule che hanno una crescita rapida, tra cui anche le cellule tumorali.
Si parla in alcuni casi di chemioterapia adiuvante, cioè che viene fatta dopo l’operazione chirurgica per rimuovere tutte le cellule tumorale residuali in modo tale da scongiurare quanto più possibile il rischio di recidive.
C’è poi la chiemioterapia neoadiuvante, la quale invece precede l’intervento chirurgico. Viene fatta con lo scopo di rendere più semplice l’asportazione della zona malata.
Infine c’è anche la possibilità che la chemioterapia sia l’unica cura possibile, perché magari no vi sono le condizioni per poter intervenire con la chirurgia. In questo caso però si parla di chemioterapia per cura palliativa.
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