La cosa certa è che il coronavirus ha modificato le nostre vite presenti e future. Una pandemia che, anche una volta giunta alla fine, non verrà certo dimenticata e le cicatrici e vuoti che ha lasciato non vedranno il loro punto finale.
Nonostante l’influenza che ha avuto nella nostra vita di tutti i giorni, ci sono alcune questioni che vengono affrontate sull’argomento. In famiglia, tra amici, ma soprattutto a livello della comunità scientifica.
Quello che un po’ tutti ci siamo domandati dall’inizio e che non abbiamo ancora ben chiaro è quali sono le origini del virus. Fino a oggi la comunità scientifica ha sempre sottolineato che si tratta di un virus naturale, passato dal regno animale a quello umano.
Ci sono però alcuni ricercatori che non sono troppo convinti che questa versione, data per ufficiale, sia quella reale. E’ stata affrontata ancora una volta la questione sulla rivista The Lancet. Sono state infatti pubblicate delle lettere scritte da 16 scienziati, i quali hanno aperto un dibattito scientifico aperto su quelle che sono le origini del Covid-19.
Secondo i 16 ricercatori che hanno pubblicato le loro lettere sulla famosa rivista, le origini di questo virus non sono ancora del tutto chiare.
Una seconda teoria, sostenuta tanto da buona parte del popolo quanto da diversi esperti, è che il coronavirus responsabile della pandemia che ancora oggi stiamo vivendo è nato in verità dall’Istituto di Virologia di Wuhan, dove il virus sarebbe stato sottoposto a una manipolazione grazie alla tecnica di gain of function. In poche parole il virus ha ottenuto capacità che in natura non possedeva.
Il giornalista pubblicista Paolo Barnerd insieme allo scienziato statunitense Steven Quay della Stanford University e dell’Harvard Massachusetts General Hospital e Angus Dalgleish della St Georges University of London hanno espresso la loro idea sulle origini non naturali del virus.
Secondo gli esperti che si sono avvalsi delle capacità giornalistiche del signor Barnard per diffondere la loro idea, il Sars Cov 2 ha caratteristiche di aggressività anomale e patogene ottenute attraverso delle tecniche di manipolazione genetica all’interno di un laboratorio. Ed è proprio questo che ha fatto si che il virus possa infettare e uccidere facilmente.
L’idea è sempre quella che in Cina, gli scienziati che hanno lavorato a questo virus, erano perfettamente consapevoli a cosa stavano andando incontro.
La teoria è stata non solo diffusa, ma è stata usata anche come baseper la pubblicazione di un libro edito da Chiarelettere e il 23 settembre è disponibile nelle librerie italiane. Dal 30 settembre invece in quelle britanniche.
L’intera ricerca effettuata si basa sulla ricostruzione accurata di ciò che sta alla base della nascita del coronavirus. La casa editrice infatti sottolinea che tale libro propone al lettore una serie di ricostruzioni piuttosto inquietanti che rivelano per la prima volta quelli che sono i segreti biologici legati al coronavirus.
Informazioni che erano già note alle autorità cinesi e tutti i virologi che lavorano a Wuhan già dai primi casi del contagio limitato proprio al Wuhan Institute of Virology.
Informazioni che se fossero state rivelate sin dall’inizio, avrebbero permesso di adottare misure più drastiche e con un anticipo superiore, così da salvare numerose vite umane.
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