Il Covid-19 per molti pare affare ormai superato mai dati fanno intendere tutt’altro. Parlano chiaro e indicano il 2023 come anno in cui la pandemia sarà ancora attiva. Ma come stanno le cose? Entriamo nel merito.
La pandemia ha gettato nel terrore tutto il mondo. A distanza di circa 2 anni dallo scoppio, ancora oggi ci sono dati alti di positivi al virus. Di certo, la qualità di vita è cambiata e molti, ormai, hanno capito come conviverci. Resta il fatto che per il 2023 c’è incertezza sulla fine della pandemia. Anche se i dati parlano abbastanza chiaro.
Partiamo con il primo passaggio, a dir poco significativo, avuto lo scorso 14 dicembre. Quel giorno, il direttore generale dell’OMS, a Ginevra, Tedros Adhanom Ghebreyesus ha svelato di come a gennaio l’Organizzazione effettuerà un incontro in cui ci sarà la discussione per le regole che daranno vita all’annuncio della fine della pandemia.
Da una parte, come riportato da Focus, il direttore generale ha lanciato questo segnale di speranza all’umanità. La volontà, quindi, è dire che l’emergenza di salute globale è terminata. Dall’altra parte, però, Tedros ha aggiunto che il virus è destinato ad essere presente ancora a lungo. Ragion per cui anche nel 202023 dovremmo gestirlo insieme agli altri virus che colpiscono le vie aeree.
In Italia, alcune restrizioni sono già venute meno e si vede in giro una certa libertà. Come detto dai vertici dell’OMS, la malattia non andrà in pensione nel 2023 ma sarà ancora presente. Inoltre questa fase che potrebbe portare all’uscita dell’emergenza sarà legata anche agli strascichi che il virus ha lasciato.
A tal proposito, secondo un’analisi che è stata pubblicata dai CDC deli Stati Uniti D’America, il long covid è comparso come causa del decesso in alcuni documenti di morte. Solo negli Stati Uniti pare sia stata la causa di 3.544 morti, anche se questa è una stima per difetto. Al di là del semplice numero, la gravità della situazione è chiara e lampante. I dati su morti, costi della sanità disabilità potranno essere maggiormente marcati in caso di emergenza finita. Di recente, inoltre, si sono segnalati anche nuovi sintomi al Covid. Insomma, saranno tanti gli aspetti da valutare durante il 2023.
Altro discorso da tenere sotto osservazione, come riporta Focus, è quello della distribuzione, più omogenea, dei vaccini. Senza un livello alto di disuguaglianze in tal senso, ci sarebbe meno attività del virus con conseguente minore evoluzione. Insomma, quello che si auspica è che anche in zone del mondo meno fortunate sappiano creare una rete di vaccinazioni adeguata.
Sui decessi, invece, rispetto alla fine del 2021 i numeri sono nettamente calati. All’epoca, Omicron era nel suo vivo e segnava 50.000 decessi alla settimana. Ora, invece, il numero è inferiore ai 10.000. Il numero continua ad essere ancora alto ma una piccola inversione della tendenza pare esserci.
Dunque, la situazione è abbastanza delineata e il mondo dovrà ancora convivere con questo virus. Le precauzioni saranno fondamentali per contrastare la diffusione e non permettere al Covid-19 di evolvere ancora una volta. Al momento la situazione è quella rappresentata, i prossimi mesi aiuteranno a capire maggiormente come muoversi e in qualche contesto. Non resta che attendere attendere, dunque, per comprendere al meglio le evoluzioni.
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