È stato scoperto pochi giorni fa che un farmaco generico potrebbe prevenire la comparsa del Covid e di tutte le sue varianti. La ricerca è stata pubblicata e potrebbe segnare una svolta per la popolazione.
Negli ultimi mesi, il comportamento e le abitudini degli italiani, così come per quanto riguarda gli altri paesi, è cambiato notevolmente per quanto riguarda le mascherine e tutte quelle precauzioni che si prendevano in piena pandemia. Una voglia di tornare alla normalità che appartiene a tutti, anche se la minaccia dell’epidemia non si è ancora bloccata. A venire in aiuto, però, potrebbe essere un farmaco generico che potrebbe rivoluzionare tutto.
Nonostante siamo lontani dai numeri che si sono registrati durante la prima e seconda ondata Covid, possiamo dire che poco alla volta stiamo tornando alla normalità. Una possibilità che è arrivata anche grazie ai vaccini, che hanno dato quella copertura per far tornare le persone nelle loro abitudini quotidiane. Tuttavia, la paura di essere contagiati e tornare in quarantena abita in tutti noi. Una svolta, però, arriva da una ricerca condotta da un team di scienziati di Cambridge.
Secondo quanto è emerso dallo studio, un farmaco generico non brevettato potrebbe prevenire il Covid. Parliamo di un farmaco che viene usato per trattare le malattie del fegato e che quindi potrebbe essere riproposto per fermare il virus. Secondo quanto è emerso dalla ricerca, si pensa che possa funzionare anche contro le future varianti del virus. Andiamo a conoscere la novità e che cosa è stato scoperto nel dettaglio con la ricerca.
Un mix innovativo di mini-organi, organi di donatori, studi su animali e pazienti è stato utilizzato per mostrare come il farmaco noto come acido ursodesossicolico (UDCA) sia in grado di sbarrare la porta al virus SARS-CoV-2 per entrare nelle nostre cellule. È stato sottolineato che il farmaco dovrebbe proteggere anche da nuove varianti del virus che potrebbero emergere. Poiché prende di mira il recettore sulla superficie delle nostre cellule, noto come ACE2, piuttosto che il virus stesso.
Il dottor Fotios Sampaziotis, del Wellcome-MRC Cambridge Stem Cell Institute dell’Università di Cambridge e dell’ospedale di Addenbrooke, ha guidato la ricerca. Lo ha fatto in collaborazione con il prof. Ludovic Vallier, del Berlin Institute of Health at Charité. È stato, inoltre, dichiarato che i vaccini ci proteggono potenziando il nostro sistema immunitario in modo che possa riconoscere il virus e eliminarlo, o almeno indebolirlo. Tuttavia, i vaccini non funzionano per tutti nello stesso modo e soprattutto non coprono le varianti che resistono al vaccino.
Proprio per questo motivo, la ricerca e gli studi in questo campo non si sono mai fermati. La volontà di scienziati e medici è proprio quella di trovare una soluzione ad ampio raggio che riesca a frenare la diffusione del covid il prima possibile. Il nuovo studio è stato pubblicato su Nature e mostra che lo stesso approccio può essere utilizzato per chiudere la porta ACE2 nei mini-polmoni e nei mini-intestino e, quindi, prevenire l’infezione virale.
Per il momento è ancora presto per capire se il farmaco per il fegato sia attendibile nella lotta contro il covid. Saranno necessari studi clinici più ampi per confermare i risultati della ricerca che sono stati pubblicati, come anticipato, nella giornata di lunedì 5 dicembre su Nature. Ma se tali risultati verranno confermati, il farmaco potrebbe rivelarsi un modo economico ed efficace. Per proteggere coloro per i quali i vaccini Covid-19 sono inefficace o inaccessibile.
Poiché il farmaco non è protetto da brevetto, significa che le aziende farmaceutiche possono crearne una versione generica. Riducendone così il prezzo, rendendolo potenzialmente ideale per i paesi in via di sviluppo in attesa dei vaccini. Il dott. Sampaziotis ha aggiunto poi che all’interno della clinica da molti anni usano questo tipo di farmaco, quindi sono consapevoli che è sicuro e molto ben tollerato. Ciò rende semplice la somministrazione a soggetti ad alto rischio di Covid-19.
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