Fibromialgia, origini autoimmunitarie: lo studio

Non sono mai state note le cause effettive della fibromialgia. Gli esperti fino a oggi hanno avanzato delle ipotesi e hanno sempre ritenuto che alla base vi è un insieme di fattori diversi, tra cui quelli genetici, ormonali, psicologici, infettivi e anche traumi fisici. Oggi, secondo uno studio condotto dal King’s college, la fibromialgia potrebbe avere origini autoimmunitarie.

Fino a poco tempo fa la fibromialgia non era riconosciuta come malattia vera e propria, anche a causa della difficoltà a diagnosticarla. I sintomi principali infatti sono una serie di dolori, spesso costanti e sordi, che colpiscono principalmente i muscoli del corpo, in diverse sedi. Oggi grazie ai tender points, cioè i punti sensibili che vengono stimolati con una pressione intensa, è possibile ottenere una diagnosi certa di fibromialgia.

Vi sono poi una serie di altri sintomi che possono compromettere in modo più o meno importante la vita di una persona. Per esempio il soffrire di emicrania, di una sensibilità al tatto estrema, di disturbi della sfera affettiva, del dolore facciale, difficoltà a concentrarsi e una maggior predisposizione a problemi quali depressione e ansia.

Sono soprattutto le donne adulte a soffrirne. Sembra che colpisca 1 ogni 40 donne.

Lo studio del King’s Collage, ecco cosa dice

E’ stato eseguito uno studio sui topi. Il King’s College di Londra ha recentemente pubblicato sul Journal of Clinical Investigation uno studio che inserisce la fibromialgia tra le malattie autoimmunitarie e non di natura nervosa. Un po’ come può essere la tiroide o il diabete di tipo 1. Sono arrivati a questa conclusione dopo aver iniettato nei topi gli anticorpi presi dal sangue di pazienti con fibromialgia. I topi hanno sperimentato i sintomi delle fibromialgia fino a quando l’organismo non ha automaticamente espulso gli anticorpi stessi.

Durante questo esperimento condotto sui topi si sono resi conto che, subito dopo aver iniettato gli anticorpi dei pazienti con fibromialgia ai topi, hanno visto aumentare la sensibilità al dolore, la riduzione dei movimenti e anche una maggior debolezza musicale. Se invece nei topi veniva iniettato il sangue di persone sane, i topi non vedevano comparire nessun tipo di sintomo.

Il perché dello studio

Lo studio ha dimostrato una cosa. Se gli anticorpi prelevati dal sangue di una persona con fibromialgia scatenano i sintomi stessi della malattia, può significare che ci sono alte possibilità di poter trattare la patologia nelle persone con terapie simili a quelle delle malattie autoimmuni, il cui scopo è proprio quello di contenere la produzione degli anticorpi.

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