L’influenza australiana si è sempre più diffusa in queste ultime settimane. Un virus molto intenso che ha colpito sempre più persone. Ma quali sono i sintomi e le complicazioni? Attenzione particolare alle vie respiratorie.
Ogni inverno, il tema dell’influenza torna ad essere decisamente presente. La fine del 2022 e l’inizio del 2023, però, ha visto in campo l’influenza definita australiana. Chiamata così perché l’Australia è stato il primo Paese in cui è apparsa. Nonostante i sintomi dell’influenza siano noti, in questo caso ci possono essere delle complicazioni.
L’influenza australiana ha colpito sempre più persone nel corso di questi mesi. A piccoli passi sta per raggiungere il famoso “picco”. Ragion per cui la situazione si appresta a rientrare a piccoli passi. Dall’altra parte, ci potrebbero essere delle complicazioni non di poco conto. Da tenere in considerazione soprattutto le vie respiratorie, particolare attenzione alla polmonite. Tutto lo scenario è stato spiegato a Gazzetta Active dal dottor Roberto Prota, primario di Pneumologia dell’ospedale Mauriziano di Torino.
L’esperto di Pneumologia, a Gazzetta Active, ha svelato di come quest’anno sia arrivata un po’ prima l’influenza. In genere, i sintomi che sono considerati più pesanti vanno a toccare naso, gola, trachea e bronchi. Il rischio, quindi, è quello di sinusiti, otiti, tracheiti e bronchiti. In alcune occasioni, si possono innescare anche delle polmoniti. Tale scenario può legarsi a bambini e persone fragili.
Il dottor Roberto Prota indica di come ci siano sintomi uguali tra questa influenza e le altre forme. A cambiare è il fatto che sia più contagiosa, soprattutto nei bambini. L’infezione può scattare, continua, già 36-72 ore prima che si palesino i sintomi. Una persona può infettare fino al decimo giorno. Anche la febbre può resistere più al lungo. La trasmissione del virus, continua l’esperto, è praticamente uguale: per via aerea. Quella che è cambiata è la percezione delle forme influenzali.
Per quanto riguarda le complicazioni, continua il professore, dobbiamo fare luce sulle polmoniti virali o le forme bronchiolari. Queste possono risultare particolarmente impegnative. Il lato impegnativo è dato dal fatto che queste possono richiedere un supporto respiratorio. Prota predita attenzione per chi ha problemi a livello respiratorio perché l’influenza australiana può portare il paziente ad un peggioramento degli scambi gassosi. Chi ha patologie croniche, dunque, deve passare alla vaccinazione. Questa è consigliata sia per chi ha problemi respiratori sia per chi ha problemi cardiovascolari.
In caso di contagio, si preferisce andare su antipiretici e antinfiammatori, non vanno mai presi antibiotici svela Roberto Prota. Quest’ultimi vanno presi solo se ci sono infezioni di tipo batterico. L’alimentazione, invece, deve legarsi a pasti leggeri e tiepidi e bisogna combattere la disidratazione che sorge dalla febbre. Attenzione ai bambini che possono vedere nascere in loro forme bronchiolari. Alcuni reparti pediatrici hanno già segnalato alcuni casi.
La differenza tra la polmonite virale e quella da Covid sta nel fatto, continua l’esperto, che quella da Covid evolve in varie fasi. Prima c’è una forma virale che va avanti per massimo 5 giorni e poi diventa infiammatoria che porta a lesioni radiologiche. Quella virale, invece, è di tipo interstiziale e riguarda la struttura del polmone. Non necessariamente sorge la “tempesta infiammatoria“.
Le informazioni lette in questo articolo hanno scopo divulgativo e informativo. Sono parole di un esperto medico che non hanno la pretesa di sostituirsi alla normale consulenza specialistica. In caso di problemi, quindi, la scelta deve essere sempre legata alla visita medica o specialistica di riferimento.
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