La scienza è sempre immersa alla ricerca di nuove soluzioni per tante patologie. Uno studio pone la sua luce su una importante efficienza che si sarebbe segnalato per un farmaco atto a contrastare la malattia del sonno.
Tra le tante patologie a cui stare attenti c’è la tripanosomiasi africana umana, più comunemente conosciuta come malattia del sonno. Questa può innescarsi a seguito del morso della mosca tse-tse. Questa malattia, però, potrebbe essere presto un lontano ricordo grazie a quanto emerso in un recente studio.
Quanto si parla di studi, bisogna sempre attendere tante conferme. Questa volta, però, potrebbe essere un vero punto di svolta. Questo potrebbe avvenire grazie ad una sola dose del medicinale acoziborolo. Questo si assume per via orale e pare avere un’efficienza a dir poco profondissima. Si parla del 95% dopo 18 mesi dalla somministrazione. Altro aspetto importante, è che la sua efficienza non dipenda dallo stato della patologia.
A differenza dei trattamenti fino ad oggi conosciuti, l’acoziborolo non si lega al ricovero del paziente. Lo studio in merito è apparso su The Lancet Infectious Diseases. Gli autori hanno subito sottolineato di come ci potrebbe essere una svolta che porterebbe all’eliminazione della malattia entro il 2030.
L’indagine condotta dagli specialisti hanno riguardato pazienti per 10 ospedali della Repubblica Democratica del Congo e della Guinea. A 208 pazienti è stata somministrata una sola dose orale di 960mg di acoziborolo. Di questi 208, ci sono 167 che presentavano una diagnosi di Hat in stadio avanzato mentre altri 41 in uno stadio iniziale o medio.
Dopo 18 mesi, il 95% dei pazienti con malattia in stato avanzato trattati con questo farmaco è guarito. Non presentavano nessun tipo di malattia. Nessun triponosoma erano dentro i fluidi corporei. Mentre nei pazienti che presentavano uno stato iniziale o medio, la cura ha guarito tutti i pazienti. Gli effetti collaterali sono esser stati minimi con tutti gli scenari lievi o moderati.
Questi numeri hanno ricevuto un confronto con una precedente terapia. Questa prevedeva, a fianco dell’acoziborolo, di un altro farmaco dal nome di nifutimox eflornitina (Nect). L’efficacia, in quel caso, è risultata essere del 94%.
Nonostante i risultati più che soddisfacenti, gli autori hanno posto in luce anche dei limiti. Questi erano legati alla mancanza di un numero sufficiente di pazienti. Cosa che non ha potuto dare il via in maniera definitiva.
Tra le altre cose, ci sono state delle situazioni complesse durante il lavoro svolto. L’approccio, infatti, è stato più pragmatico che ‘scientifico’. Di certo, quanto emerso è una traccia da seguire per poter eliminare questa malattia entro il 2023. Ci dovranno essere altri studi in merito ma la strada appare tracciata.
La malattia del sonno è causata da un parassita protozoo flagellato che prende il nome di Trypanosoma brucei. Questi può essere agente eziologico della tripanosomiasi africana orientale. Oppure agente causale della malattia che si verifica in Gambia.
Ci sono due fasi che riguardano i sintomi. La prima prende il nome di emolinfatica. In questo caso ci sono dolori articolari, febbre intermittente, ingrossamento dei linfonodi del collo, prurito, disfunzioni renali e cardiache. Si può verificare anche anemia e alterazioni cardiache e renali. L’altra fase è quella neurologica che porta l’umore ad alterarsi, ansia, apatia, cachessia, incapacità di alimentarsi o di alzarsi da soli, letargia, incontrollabile sonnolenza, sudorazione.
La diagnosi è fondamentale per iniziare la terapia. i test sono: striscia di sangue, test del liquor, aspirati linfonodali e test emocromocitometrico completo. Si arriva, poi, alla terapia che è antibiotica e già dai primi sintomi deve essere imposta al paziente.
L’articolo contiene informazioni che hanno scopo solo ed esclusivamente divulgativo e informativo. Sono dati apparsi su riviste di settore e pertanto non devono sostituire in alcun modo la visita da uno specialista. Cosa che si raccomanda di fare sempre.
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