Il morbillo è una malattia infettiva che viene determinata da un virus del genere morbillivirus, della famiglia dei paramixovidae. Estremamente contagiosa, colpisce prevalentemente i bambini tra 1 e 3 anni: proprio per questo motivo viene detta malattia infantile, come – peraltro – la rosolia, la varicella, la pertosse e la parotite.
Riconoscere il morbillo è piuttosto facile, considerato che i sintomi sono ben noti e individuabili. Fortunatamente, non si tratta di sintomi gravi, per quanto molto fastidiosi: tra i principali, la comparsa di un’eruzione cutanea simile a quella della rosolia e della scarlattina, per una durata di 1-2 settimane.
Ad ogni modo, i primi sintomi che compaiono nel bambino sono quelli tipici di un raffreddore: il bimbo inizierà ad avvertire congiuntivite, naso che cola, tosse secca. La febbre compare a breve distanza, diventando sempre più alta. Successivamente, appaiono dei puntini bianchi all’interno della bocca e, dopo 3-4 giorni, l’eruzione caratteristica, di cui abbiamo detto nelle righe che precedono (esantema), composta da piccoli punti di colore rosso vivo, prima dietro l’orecchio e sul viso, e poi su tutto il resto del corpo.
La durata dell’eruzione è di circa 5-7 giorni, trascorsi i quali inizia gradualmente a scomparire, partendo dal collo. A volte, durante questa fase di scomparsa rimane una desquamazione della pelle della durata di altri 2-4 giorni.
Le complicazioni del morbillo sono piuttosto rare, ma la malattia non deve essere sottovalutata (a seconda del Paese di riferimento, il morbillo ha un tasso di mortalità tra 30 e i 100 persone ogni 100 mila pazienti colpite).
Le complicazioni sono determinate soprattutto da superinfezioni batteriche come l’otite media, la laringite, la diarrea, la polmonite o le encefaliti. Più frequenti nei neonati, nei bambini malnutriti e nelle persone che hanno il sistema immunitario particolarmente compromesso, nei casi più gravi è possibile intervenire con delle terapie di risposta più aggressive.
Dunque, sebbene il morbillo non deve essere affrontato come un dramma, è sempre opportuno cercare di approcciare ad esso con la giusta attenzione, considerando che è in fondo pur sempre la più grave delle malattie comuni dell’infanzia proprio a causa delle complicazioni, tanto più frequenti e impattanti quanto più piccoli e il bimbo. Una volta su 20 si può infatti soffrire anche di otite, 1 volta su 50 di polmonite, 1 volta su 1.000 di infiammazione al cervello, e così via.
Per il morbillo non c’è una vera e propria cura specifica: ne consegue che il medico vi aiuterà certamente ad affrontare compiutamente i sintomi, ma non potrà aiutarvi ad affrontare la causa.
Il pediatra potrà pertanto prescrivere un farmaco a base di paracetamolo al fine di abbassare la febbre, e un antistaminico se il prurito dovuto dalla presenza delle macchie diventa troppo fastidioso per il bambino, tanto da pregiudicarli il riposo o il benessere quotidiano (per quanto, comunque, anche gli altri sintomi del morbillo probabilmente provocheranno qualche pregiudizio per tutta la durata della malattia).
È altresì possibile che il pediatra possa prescrivere al bimbo delle gocce per gli occhi, al fine di alleviare il bruciore a questa zona, che spesso accompagna il morbillo, o ancora uno sciroppo per poter calmare la tosse.
A proposito di occhi, il morbillo porta con se una diffusa intolleranza all’esposizione della luce. I genitori non devono aver paura di questo fastidio che il bimbo avrà nei confronti della luce solare, poiché si tratta di uno dei sintomi tipici della malattia: potranno pertanto garantire un migliore comfort cercando di abbassare la luce nella cameretta e tamponando gli occhi del bimbo con una garza imbevuta di acqua bollita fredda o di soluzione fisiologica.
Durante tutta la malattia è inoltre molto importante cercare di far bere frequentemente il bambino, al fine di evitare ogni rischio di disidratazione. Con la febbre alta sono inoltre consigliate le spugnature di acqua fredda sulle gambe e sulle braccia, al fine di contribuire ad abbassare la temperatura corporea. Per lo stesso motivo, è bene evitare di coprire troppo il bimbo con le coperte.
Come sopra abbiamo avuto modo di affermare, non esiste alcuna terapia specifica contro il morbillo. Tuttavia, la malattia può essere oggetto di prevenzione piuttosto efficace attraverso il ricorso al vaccino, costituito da un virus vivo, attenuato e somministrato in forma combinata con quello contro la parotite e contro la rosolia.
Ad oggi, si tratta di un vaccino estremamente sicuro e efficace, somministrato mediante un’unica iniezione sottocutanea: non è da escludersi che una settimana dopo la somministrazione del vaccino, il bimbo possa presentare febbre e macchioline tipiche della malattia naturale. Nell’ipotesi in cui si presentino, questi sintomi sono comunque piuttosto lievi, e scompaiono rapidamente nell’arco di qualche giorno senza lasciare alcuna conseguenza.
Al momento in cui scriviamo il vaccino del morbillo non è ancora obbligatorio, tranne per le reclute all’atto dell’arruolamento. È tuttavia raccomandato dalle autorità sanitarie, con una prima dose prima del 24mo mese di vita (tra il 12mo e il 15mo mese di vita), un richiamo verso 5-6 anni o 11-12 anni. Fino a 6-9 mesi di età, generalmente il neonato è protetto dagli anticorpi che gli vengono trasmessi dalla madre, se questa è immunizzata. Se invece la madre è stata immunizzata da un vaccino, e non dal morbillo stesso, la durata dell’immunizzazione del neonato è inferiore.
Sempre a proposito di vaccini, si ricorda come la vaccinazione non viene di norma effettuata nei confronti degli individui che soffrono di deficit immunitari o sono sotto terapia immunosoppressiva. Per precazione non viene generalmente somministrato nei confronti delle donne in gravidanza o che stanno progettando una gravidanza.
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