Non poniamo mai abbastanza l’accento su quelli che sono gli effetti psicologici della pandemia. Tanti i sentimenti che entrano in gioco e non solo la paura. Lo stile di vita di tutti noi è cambiato in modo radicale. Le abitudini sono state modificate, i rapporti sociali spesso ridotti all’osso.
Una situazione questa che ha danneggiato non solo i giovani, ma anche gli adulti. Inizialmente le persone avevano paura, tanta. C’è chi aveva e ha paura di morire in prima persona, c’è chi ha paura di ammalarsi e contagiare gli altri. Chi di non tornare mai più alla vita di prima. C’è poi chi guarda al futuro con incertezza, amarezza e rabbia. Chi passa le giornate a cercare i colpevoli, chi a criticare il prossimo perché non agisce come lui vorrebbe.
La paura non è l’unico sentimento che si è rafforzato nel cuore delle persone. Odio per il diverso, rabbia, incomprensione, chiusura, angoscia, senso di incertezza, ansia e nervosismo. Il tutto condito da una riduzione drastica dei rapporti sociali che agisce come un amplificatore a tutta una serie di emozioni negative che si ripercuotono in modo profondo sulla psiche.
Gli esperti concordano nel dire che tali effetti non finiranno con la pandemia e si ripercuoteranno nella vita futura delle persone. Soprattutto tra i giovani, molte cose verranno portate poi anche nella vita da adulto e sarà difficile da dimenticare questo periodo storico tanto complicato, del quale in verità fatichiamo ancora oggi a vedere una fine.
Molti non lo vedono o desiderano chiudere gli occhi. La pandemia però ha degli effetti davvero terribili tanto sui bambini quanto sugli adolescenti, i quali forse sono quelli che vivono la pandemia con un pizzico in meno di paura ma con un maggior senso di oppressione.
E’ l’isolamento e il cambio delle abitudini a suscitare in loro un senso di incertezza e angoscia nel futuro e questo può peggiorare la salute mentale. Ma a livello pratico, quali sono stati davvero i problemi riscontrati?
Questa idea di essere isolati dal mondo riguarda un po’ tutti, i bambini però che hanno maggior bisogno di svagarsi e spesso non sono nemmeno completamente consapevoli dei veri rischi di questa pandemia, lo vedono più come una punizione. La chiusura delle scuole non fa altro che rafforzare tutto questo e la DAD di certo non ha aiutato. Vi è stato un calo nell’apprendimento secondo gli esperti del 35%.
Stare in casa non è bello. Se c’è chi vive in un ambiente domestico amorevole e sereno, c’è anche chi in casa ci stava male già prima della pandemia perché tra le mura domestiche degli altri non possiamo vedere ciò che accade, però sappiamo bene che possono esserci situazioni conflittuali, di maltratti e di violenze. Chiusa la porta di casa il bambino, il ragazzo e anche l’adulto spesso si sente prigioniero. Oggi il lockdown non lo stiamo vivendo per fortuna, ma c’è sempre quel terrore e quell’ansia che presto possano tornare a chiuderci in una casa che è tutto meno che ospitale e sono ancora una volta i giovanissimi a risentirne, dei quali la voce troppo spesso non viene ascoltata o viene tappata dalle urla degli adulti.
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