Le patate, in ogni forma, sono sempre più consumate. Ma queste portano ad un alto rischio di diabete? Uno studio ha risposta a questa domanda. Tutto dipende da come le si prepara e con cosa le condiamo.
Le patate sono consumate da tantissime persone, anche se chi pratica attività fisica le tiene un po’ lontane. Questo perché, rispetto a frutta e verdura, hanno meno benefici. Restano, però, uno degli alimenti maggiormente richiesti grazie anche al fatto di poterle gustare in vari modi.
Nonostante siano così buone, queste non danno un apporto sulla salute come fanno frutta e verdura. Anzi, queste possono portare ad una seria e preoccupante ricaduta per quanto riguarda varie malattie. Ad esempio, si parla del rischio in rialzo per quanto riguarda lo sviluppo di diabete di tipo 2. Tale discorso nasce dal fatto che queste hanno al loro interno amidi, carboidrati che rapidamente diventano glucosio ed entrano nel sangue portando la glicemia ad alzarsi.
Le patate, dunque, sono state sempre più al centro di vari studi scientifici. Uno studio, a tal proposito, ha mostrato le loro qualità. Questa volta, un’altra ricerca condotta dalla Edith Cowan University, Australia, hanno smentito il fatto che le patate siano così dannose per la salute come si pensi. Ma tutto dipende da come le si cucinano e come le si condiscano. L’indagine è apparsa su Diabetes Care.
Tante volte le patate sono state al centro della ricerca. Molti studi hanno evidenziato di come queste potessero portare ad aumento del rischio del diabete. Tale assunto, però, pare smentito dallo studio di Bondonno ha notato di come gli effetti delle patate cambino in base a come vendono preparate. Nell’indagine hanno valutato patate bollite, purè e fritte. Le prime non hanno evidenziato un rischio maggiore per il diabete. Di fatto, hanno segnalato un effetto pari a zero.
Nella studio, hanno osservato come le persone che consumavano di più questo prodotto si legavano anche al burro, carne rossa e bevande analcoliche. Questi prodotti sono noti per far aumentare i livelli di diabete. Quindi, se le bollite sono scagionate diverso il discorso per le altre due. Lo studioso sottolinea che le fritte portano certi livelli perché son fritte. Mentre il secondo, il purè, per realizzarlo serve burro, panna e altri ingredienti di questo tipo.
Da questo, si comprende come lo studio consiglia tanto consumo di verdura con un regime che richiama anche le patate. Ma queste devono essere condite con elementi che non fanno male come burro, maionese, panna. Attenzione anche alla cucina. Le patatine fritte portano ad un aumento del 30% del rischio di malattie, quindi sono un danno per i diabetici. Secondo uno studio apparso sull’American Journal Clinical, consumarle più di due volte a settimana raddoppia il rischio di mortalità.
Sempre secondo lo studio, le verdure che abbassano il rischio di diabete di tipo 2 sono quelli a foglia verde e verdure crocifere (spinaci, lattuga, broccoli e cavolfiore). Sulle patate, i ricercatori, sottolineano di come non diano lo stesso apporto delle verdure citate in precedenza. Per questo, indicano una distinzione da fare tra verdure e patate quando si parla di benefici in relazione al diabete.
Ma le patate devono rientrare in un discorso alimentare dato che sono ricche di nutrienti come le fibre utili per il comparto intestinale e digestivo. Troviamo, poi, il potassio che serve a riequilibrare il sodio nel discorso della pressione arteriosa. E, ancora, abbiamo un fattore antiossidante tramite i flavonoidi, carotenoidi e acidi fenolici che combattono la presenza dei radicali liberi. Questi possono incidere sull’invecchiamento e patologie croniche.
L’analisi della dieta di oltre 54.000 persone, il team di ricerca hanno visto come ci sia il 21% in meno di possibilità di sviluppare il diabete di tipo 2 in chi consuma le verdure. Sulle patate, invece, vero non ci sono impatti positivi ma neanche negativi.
L’articolo deriva da studi scientifici apparsi su riviste di settore. Le informazioni hanno, dunque, finalità divulgativa e informativa- Queste non devono assolutamente sostituire la normale consulenza specialistica. In caso di disposizioni mediche, proseguire sulla strada tracciata.
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