La protezione dei consumatori e la sicurezza alimentare è sempre un fattore prioritario. Questa volta in Germania si sono monitorati alcuni prodotti, tra cui le patatine. Quest’ultime hanno dato vita ad una sostanza in particolare, l’acrilammide.
La sicurezza alimentare è un aspetto fondamentale in ogni Paese. I vertici, infatti, ogni anno procedono a testare la sicurezza per permettere ai consumatori di non avere alcun tipo di problema a tavola. Questa volta, in Germania, è saltato fuori un risultato che sta facendo preoccupare.
Periodicamente, circa una volta all’anno, il BVL tedesco con il gruppo di lavoro dello Stato federale analizza prodotti alimentari, ma non solo, che sono nel mercato del Paese. Tra i prodotti presi in esame ci sono state le patatine vegetali e le olive annerite. Su entrambi i prodotti è salita alla ribalta una quantità preoccupante di acrilammide. Secondo quanto riportato dall’Ufficio federale, oltre 77 campioni di patatine hanno rilevato questa sostanza.
Insomma, i campioni hanno dato vita a risultati davvero inaspettati. Non è la prima volta che ci sono prodotti che presentano problemi. Di recente, sono risultate essere tossiche delle piante natalizie. Ritornando al nostro discorso, cosa ha portato l’acrilammide nelle patatine e anche nelle olive nere?
Il BVL, come riportato dal portale greenme, sottolinea che tipi di verdure considerate “dolci” come le carote, pastinaca e patate dolci vengono utilizzate per dare vita a patatine vegetali. Questi alimenti hanno un alto tasso di zuccheri riducenti. Cosa che porta a dare vita all’acrilammide.
Per le olive annerite, invece, gli esperti fanno riferimento a quelle olive che hanno un determinato colore tramite il processo di ossidazione. Tale processo rende il frutto meno amaro. In questo caso, il processo e il trattamento termico danno vita all’acrilammide. Cosa che ha portato, nell’indagine, ad un valore medio molto alto rispetto alla soglia.
il BVL sottolinea che la preoccupazione nasce dal fatto che questa sostanza può dare un effetto mutageno e cancerogeno. La formazione avviene quando l’alimento è cotto, fritto o arrostito. Per questo, spiegano gli esperti, vanno messe in atto delle misure a protezione del consumatore.
Come ci spiega il sito dell’EFSA, l’acrilammide è una sostanza chimica che si forma dei prodotti amidacei nel processo di cottura ad alte temperature. Si può avere anche tramite processi industriali che avvengono ad altissime temperature. Si parla di oltre 120 gradi con scarsa umidità.
Il processo chimico che dà vita a tutto prende il nome di ‘reazione di Maillard‘. Questo permette al cibo di avere quel tono e sapore “abbrustolito”. Nella maggior parte dei casi prende vita dagli zuccheri e aminoacidi. Nella fatti specie dall’aminoacido che prende il nome di asparagina. Quest’ultima è presente in molti alimenti.
L’analisi condotta dal BVL tedesco riguardava solo i prodotti presenti sul mercato tedesco. La questione acrillamide, però, non ha nazionalità e si estende ovunque. Il problema, quindi, è presente anche nel nostro territorio.
Il test condotto da Il Salvagente è stato fatto prendendo come riferimento 12 patatine surgelate da fare fritte o al forno. I risultati hanno avuto una forbice molto ampia. Si andava da 71 fino a toccare 473 microgrammi per chilo. Valore che, però, risultavano essere legali e sotto la soglia segnata dall’EFSA che tocca 500 mcg/kg.
Sempre il portale ricordava che quel valore non risultava essere vincolante per chi produceva le patatine. A proposito, si sottolineava come il range di riferimento veniva rivisto periodicamente. Nel 2018 era di 600mcg/kg per le stick. Nonostante un limite, però, pare che non basti a preservare la salute di chi consuma i prodotti.
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