All’inizio abbiamo parlato tanto del plasma iperimmune però poi arrivò il giorno che, su questo tipo di farmaco, calò il silenzio. Oggi invece tornano informazioni importanti ma che forse, non sono quelle che la maggior parte delle persone si aspettavano.
Da poco ha parlato il Direttore del Policlinico di Modena al giornale online La Pressa, dichiarando che solo 1 delle 160 sacche di plasma iperimmune che erano state donate dai pazienti guariti da covid era stata richiesta. Praticamente tutte perciò continuavano a restare ferme nei frigoriferi.
Notizie analoghe arrivano dall’Ospedale di Padova grazie alla dottoressa Giustina De Silvestro, dove invece il plasma iperimmune era stato usato solo in un paio di occasioni nell’ultimo periodo.
Perché il plasma iperimmune non ha avuto tanto successo?
Secondo la dottoressa, fino a oggi sono stati preferiti gli anticorpi monoclonali, gli antivirali e altri farmaci in base alle condizioni di salute. I dottori infatti non richiedono questo tipo di trattamento, nonostante la dottoressa Giustina De Silvestro non è certo l’unica a ritenere che potrebbe essere una vera e propria terapia salva-vita, in particolar modo quando parliamo delle categorie a rischio come gli anziani e i più fragili.
Il vero problema però sembra essere la difficoltà nel capire quando è il caso o no di somministrarlo. La sua spesa poi non è di certo confrontabile ad altri farmaci senza considerare poi che non porta nessun guadagno.
L’Azienda Ospedaliera Universitaria di Modena poi ha dichiarato alcune settimane fa che non è efficace per i pazienti più gravi.
Quando è utile il plasma iperimmune
Il plasma iperimmune secondo gli esperti non è utile per i pazienti gravi ma potrebbe essere utilizzato per coloro che si trovano in una fase iniziale della malattia. Però per questa fase iniziale esistono già altre opzioni terapeutiche che sono anche pù efficaci.
Attualmente il motivo per cui il plasma iper-immune viene conservato è perché potrebbe essere usato in futuro per produrre le immunoglobuline anti covid-19. In base alle conoscenze future su questo virus sarà possibile eventualmente valutare altre possibilità terapeutiche.