La rabbia è una malattia molto pericolosa e ad alta letalità. A causarla è un virus a RNA, che fa parte della famiglia dei Rhabdoviridae. Ne esistono 7 genotipi, cioè distinti dalla sequenzazione genetica, e 4 sierotipi, cioè distinti sulla base del siero che li neutralizza con l’uso di anticorpi specifici.
Il virus della rabbia non può vivere a lungo fuori dal corpo che lo ospita ed è sensibile ai solventi, i detergenti per grassi e ai raggi del sole. Diversi disinfettanti poi lo disattivano. Perciò sono vari i prodotti che possono essere usati sia per sanificare gli ambienti, sia per agire direttamente sulla ferita quanto meno come forma di primo soccorso.
La rabbia può essere trasmessa da un animale infetto all’uomo. I danni che provoca il virus sono irreversibili e quando iniziano a comparire i sintomi della rabbia, il soggetto morire. La principale forma di trasmissione è il morso e può colpire tutti gli animali a sangue caldo. Il patogeno si trova nelle ghiandole salivari e viene quindi trasmesso con la saliva.
Il virus, anche se molto più raramente, può essere trasmesso per esempio attraverso la via orale. Però dovrebbero essere presenti delle microlesioni nella bocca.
E’ una malattia diffusa in tutto il mondo ma alcuni paesi, tra cui l’Italia, sembra che non vi siano casi. La malattia della rabbia di solito viene suddivisa in due categorie. Il ciclo urbano e quello silvestre.
Il ciclo urbano vede come animale principale che provoca il contagio il cane randagio e un po’ più raramente i gatti. Il ciclo silvestre invece, vede come primo mezzo di trasmissione alcune animali che vivono in libertà, come la volpe, i roditori e i pipistrelli.
La progressione di questa malattia è piuttosto rapida. Dipende però dalla carica virale e la sede di inoculazione. Più la ferita è vicina al cervello e più rapido si muove il virus, perché si muove per i nervi periferici fino ad arrivare al midollo spianale. Il periodo di incubazione può essere in media di 10 giorni fino a un anno. In media si parla di 1 o 2 mesi.
I primi sintomi della rabbia non sono direttamente riconducibili alla malattia. Inizia a comparire mal di testa, febbre e un malessere generale. Dove si è stati morsi possono comparire sintomi come dolore e parestesia. Dopo pochi giorni iniziano invece a presentarsi i sintomi tipici della rabbia, cioè l’encefalite, la quale viene definitiva come una rabbia furiosa. Oppure si presenta la paralisi, cioè una rabbia muta. Quest’ultima compare in circa il 20-25% dei casi.
I sintomi tipici della rabbia sono:
Se invece si sviluppa nella forma paralitica, inizia a colpire gli arti inferiori e segue poi con tetrapelgia e idrofobia.
La rabbia nell’essere umano può colpire in tre forme differenti. Vediamole.
C’è la forma spastica, dove la persona vede comparire delle serie alterazioni del movimento, in particolar modo l’eccitazione, l’idrofobia (cioè la paura dell’acqua) causata da spasmi dolorosi della faringe.
C’è la forma furiosa, dove sperimenta una manifestazione di delirio, furia distruttiva, febbre molto alta, aritmie, idrofobia e fotofobia.
Infine c’è la forma paralitica, la quale si manifesta da sola oppure può essere proceduta dalle altre. La conseguenza è che la persona entra in coma e dopo muore.
Esistono due differenti tipi di faccino per l’uomo. Una è post-contagio e una pre-contagio.
La forma post contagio del vaccino si fa quando una persona è stato morso da un animale sospetto o che si ha la certezza che era affetto dalla rabbia. Dopo aver disinfettato la zona del morso, viene iniettato il siero immune. Verrà poi somministrato il primo vaccino il giorno stesso, uno dopo tre giorni, uno dopo sette, uno dopo quattordici e uno dopo trenta.
C’è poi la vaccinazione classica, cioè quella preventiva. Si effettua solo se vi è un rischio reale di contrarre la rabbia. E viene poi eseguito un richiamo tre settimane dopo e successivamente una ogni anno.
Secondo le statistiche attuali, ogni anno tra le 26.000 e le 55.000 persone muoiono di rabbia nel mondo. Il 95% però in Africa e in Asia. Il tasso di letalità della rabbia una volta che si sono sviluppati i sintomi neurologici è del 100%. Sono stati davvero i rari di persone guarite. Avviene all’incirca entro i 2 o 10 giorni la morte. E’ invece di grande efficacia la vaccinazione dopo l’esposizione però prima della comparsa dei sintomi. Deve però essere somministrata rapidamente, cioè entro sei giorni dalla presunta infezione. La vaccinazione è efficace al 100%. Anche nel caso di un grande ritardo ci sono comunque buone possibilità di guarigione.
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