La risonanza magnetica (RM) è uno strumento diagnostico particolarmente utile perché consente di vedere “dentro” grazie alla produzione di immagini. Viene utilizzato in un numero davvero elevato di campi, da quello oncologico a quello cardiologico, fino ad arrivare al trumatologico. Inoltre ha controindicazioni in un numero limitato di casi.
La risonanza magnetica è un’importante tecnica diagnostica per immagini. La sua scoperta è avvenuta in tempi piuttosto recenti, parliamo infatti degli inizi degli anni ’80. Il suo scopo iniziale era quello di diagnosticare problemi e patologie a livello neurologico e a livello del midollo spinale. Vista la sua grande utilità però il suo campo d’utilizzo si è amplificato, arrivando a tutte quante le sedi anatomiche così da dare il suo contributo nella scoperta e l’individuazione di tante patologie differenti.
Nota anche con il nome di risonanza magnetica nucleare, fu scoperta in verità nel 1946 grazie ai fisici Edward Purcell e Felix Bloch e per questo motivo ricevettero anche il premio Nobel per la fisica nell’anno 1952. Fino al 1970 però venne utilizzata soprattutto per eseguire l’analisi della chimica molecolare e per la struttura dei materiali. Nel 1949 la società Varian ottenne un brevetto per usarla durante la misurazione del campo magnetico terrestre.
La svolta nel settore medico però arriva nel 1971 quando Raymond Vahan Damadian ipotizzò che i tessuti sani e quelli cancerosi rispondevano differentemente durante l’analisi con la risonanza magnetica. Ipotesi inizialmente bocciata per via del campo di variabiltà elevato. Solo nel 1996 Mattson e Simon hanno accreditato questa idea scoprendo quali sono le differenze tra i tessuti che consentono appunto di individuare quelli sani e quelli cancerosi.
La risonanza magnetica rientra tra le tecniche multiplaneari che acquisiscono immagini in tre dimensioni grazie a dei processi biochimici molecolari. Ciò porta ad avere un contrasto di immagini con una soluzione elevata. Si può distinguere bene tanto l’osso dalla cartilagine, il tendine dal muscolo. Nella stessa immagine si ottengono rappresentazioni diverse, cosa che invece non accade con la TAC.
La risonanza magnetica viene usata a livello diagnostico in tanti campi differenti di utilizzo. Inizialmente veniva impiegata per l’analisi del sistema nervoso centrale, per individuare eventuali problemi a livello del cervello oppure del midollo spinale. Oggi invece viene usata per analizzare un po’ tutti i distretti corporei, come per esempio il torace, l’addome, le articolazioni, il sistema articolare, il sistema scheletrico, i muscoli etc.
A livello pratico grazie alla risonanza magnetica è possibile individuare una serie di patologie e problemi. Vediamoli.
Quando occorre ottenere immagini più dettagliate degli organi interni e dei vasi sanguigni invece, allora viene eseguita la risonanza magnetica con contrasto. E’ utile quando c’è da studiare bene questi aspetti con lo scopo di identificare eventuali infiammazioni in corso.
Alcune volte viene usata per completare l’analisi eseguita dalla TAC, perché grazie a lei è possibile infatti approfondire determinate problematiche.
La risonanza magnetica rientra tra gli strumenti diagnostici non invasivi. Il paziente non sente dolore e non usando radiazioni durante l’esame, non c’è nemmeno questo pericolo. Infine anche se ci fosse bisogno in alcuni casi di un mezzo di contrasto, questo liquido possiede un potere allergenizzante davvero basso e di gran lunga inferiore rispetto a quello della TAC.
Ciò non significa che la risonanza magnetica sia un tipo di diagnosi accettata di buon grado dalle persone. Anzi. Richiede infatti immobilità e l’inserimento nell’imponente macchina non fa altro che causare claustrofobia nei soggetti predisposti. Inoltre questa diagnosi ha una durata piuttosto elevata, si parla di circa mezz’ora.
Controindicazioni vere e proprie nell’uso della RM si riscontrano in coloro che hanno clips vascolari cerebrali e pacemaker.
Ci sono però altre situazioni in cui potrebbe essere controindicata la risonanza magnetica. Per esempio una persona con tatuaggi potrebbe non avere la possibilità di sottoporsi all’esame. Dipende molto dalla grandezza del tatuaggio, dove è situato, quando è stato fatto etc.
Potrebbe essere rimandato l’esame se il paziente in quel momento ha la febbre, in quanto il campo magnetico può provocare l’aumento della temperatura corporea. Infine, prima dell’esame occorre:
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