La menopausa è un processo del tutto fisiologico nella vita di una donna. L’età perfetta entro la quale si presenta è tra i 48 e i 52 anni. Il suo inizio sancisce la fine dell’età fertile, perciò una volta entrata in menopausa, una donna non può più concepire e quindi avere figli. Un’età dove la maggior parte delle donne ha già procreato o comunque non è più interessata ad avere altri bambini. Sappiamo però che esiste anche una menopausa precoce, la quale invece si presenta prima dei 47 anni e può interessare anche donne di 30-35 anni. Donne che probabilmente nutrono ancora tutto il desiderio di avere un figlio.
Proprio per aiutare chi lo desidera a ritardare l’arrivo della menopausa, è stato svolto un lavoro di ricerca piuttosto complesso da parte degli studiosi dell’università britannica di Cambridge, alla quale hanno partecipato anche altre istituzioni (circa 180) di cui alcuni centri italiani, citiamo tra questi il Burlo Garofolo di Trieste, il Consiglio Nazionale delle Ricerche di Cagliari e l’istituto San Raffaele di Milano.
Ciò che sappiamo è che il DNA ha un ruolo importante nell’influenza nei confronti del periodo fertile e perciò dell’insorgenza della menopausa. Si parla infatti di circa 80 geni che portano a variazioni genetiche che portano alla comparsa puntuale, precoce o tardiva della menopausa. Lo studio ha sottolineato che manipolando questi geni è possibile ritardare l’arrivo del periodo non fertile.
Cosa dice la scienza
La manipolazione di questi geni che portano all’inizio della menopausa è avvenuta per adesso solo in laboratorio, con lo scopo di modificarli e provocare un ritardo. Il tutto è stato svolto sui roditori e risultati ottenuti sono la prova che in un prossimo futuro potrebbe essere possibile intervenire sull’inizio della menopausa e di conseguenza inserire la tecnica tra le nuove terapie relative all’infertilità.
Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Nature dove l’animo della ricerca è stato spiegato un po’ più nel dettaglio. I ricercatori hanno lavorato sul fronte relativo all’analisi genetica e anche sui risultati ottenuti dal test in laboratorio. A livello dei dati, hanno preso in considerazione 210.323 donne europee che hanno avuto la menopausa in un’età compresa tra i 40 e i 60 anni. A loro si aggiungono 80mile donne asiatiche. Questo per un totale di 13,1 milioni di varianti genetiche.
Gli esperti hanno scoperto come 290 di queste varianti possono regolare e modificare il processo d’invecchiamento delle ovaie e di conseguenza il periodo della vita durante il quale comparirà la menopausa. Geni che allo stesso tempo riescono a riparare alcuni processi del DNA.
Daniela Toniolo, ricercatrice del Centro di scienze amiche del San Raffaele, ha rilasciato un’intervista all’agenzia ANSA per spiegare un po’ meglio tutto il discorso delle varianti e dei geni. Sono infatti state identificate 290 varianti per circa 80 geni in totale che regolano l’età della menopausa. Buona parte di questi geni poi sono coinvolti anche nel processo della morte cellulare, così come in quello per riparare il DNA, il quale quest’ultimo porta anche alla perdita degli ovociti.
Tra i geni che regolano la riparazione del DNA troviamo in particolar modo il “chek1” e il “chek2” e, i ricercatori svolgendo le analisi in laboratorio sui topi, si sono resi conto che spegnendo il cene chek2 e sollecitando invece il chek1, riescono a prolungare del 25% il periodo fertile nei topi, il quali è bene ricordarlo, non entrano in menopausa ma piuttosto riducono la propria fertilità.
Secondo gli esperti che hanno seguito questa ricerca perciò, tali scoperte potrebbero presto o tardi portare alla scoperta di nuovi farmaci che allungano il periodo di fertilità nella donna, soprattutto quando vi è alla base un problema di menopausa precoce.