Lo sbiancamento dei denti è una pratica molto utilizzata. In un prossimo futuro, questa potrebbe avvenire tramite l’uso delle nanoparticelle. Entriamo nel merito dello studio.
La cura dei denti, sia interna che esterna, è qualcosa di molto importante. Molti hanno un piccolo timore ad andare dal dentista ma la visita è fondamentale per avere sempre una dentatura perfetta e di riguardo. Questa può assumere anche un più alto valore tramite lo sbiancamento dei denti. L’ultimo tocco per presentarsi alla perfezione.
Quando si parla di denti e della relativa cura si parla di una delle parti del corpo più indagate e curate del mondo. Si pensi che uno studio ha evidenziato di come il 34% degli adulti americani abbia mostrato insoddisfazione per i propri denti. Mentre se ci si sposta nel Regno Unito, la percentuale, delle persone che indicano come i denti diano fiducia e facciano passare certi comportamenti, è stata del 96%.
Nel corso del tempo, grazie alla tecnologia lo sbiancamento dei denti ha subito modifiche. Oggi si hanno dentifrici appositi, ci sono ben tre modalità di sbiancamento: a casa, in ufficio e a banco. Ora, però, grazie ad uno studio potremmo a breve avere lo sbiancamento tramite nanoparticelle. Questa modalità potrebbe dare una stabilizzazione tra gli agenti sbiancanti e regolare il rilascio in un contesto orale.
Lo studio in merito è stato pubblicato su American Chemical Society (ACS) Nano ed ha messo in luce proprio questa nuova modalità. Da quanto si apprende, le nanoparticelle hanno proprietà biologiche definite uniche. Queste, rispetto agli agenti sbiancanti, sono state utilizzate anche in varie applicazioni in odontoiatria protesica, odontoiatria restaurativa, paraodontologia e trattamenti.
Le NP, inoltre, hanno anche caratteristiche antibatteriche, antifungine e antivirali. Dall’altra parte, sono pochi ancora gli studi che mettono queste in relazioni allo sbiancamento dei denti. Questo perché si ha la convinzione che le nanoparticelle possano danneggiare, in maniera irreversibile, i denti.
Di recente, però, questa tecnica ha ricevuto tantissimo interesse. Proprio perché alcune NP sono state usate per dare un serio contributo allo sbiancamento non invasivo. Quelle utilizzate sono state quelle d’oro, ossido di zinco, biossido di titanio, la silice e l’idrossiapatite.
Le nanoparticelle di metallo o ossido di metallo sono noti nella comunità scientifica. Questi hanno proprietà antinfiammatorie e antibatteriche. Sono stati utilizzati nei prodotti utili per l’igiene orale a prevenire le malattie della zona di riferimento. In merito, un team di ricerca ha visto proprio l’effetto sbiancante.
Un’altra ricerca ha messo in luce un composito di carbonio ZnO-biomassa. Questo è risultato avere un importante effetto sbiancante. Cosa svolta tramite la luce a lunghezza d’onda lunga. Da una parte, lo smalto dei denti è assolutamente migliorato. Dall’altro non si è avuta nessuna criticità. Sia in vitro che in vivo, tutto è andato per il verso giusto.
Le nanoparticelle composte da materiali ceramici hanno alcuni vantaggi importanti. Sono molto affini per le superfici demineralizzate. Quindi danno una mano nel ripristino della densità dei minerali. Lo studio ha mostrato come l’effetto sbiancante sia cresciuto in maniera importante. I risultati sono apparsi nelle persone che si lavavano i denti con dentifrici con all’interno queste NP.
Di certo, quanto analizzato può rappresentare un importante passo. Gli autori, in merito, hanno evidenziato tutte queste nuova soluzioni per quanto riguarda lo sbiancamento dei denti. Ogni aspetto analizzato, può dare il suo serio contributo. Soprattutto le nanoparticelle di metallo e ossido.
Dall’altra parte, però, ci vorranno nuove conferme prima di poter vedere questo ambito in relazione allo sbiancamento dei denti e al rispettivo uso commerciale. Di certo, le prove stanno aumentando e potrebbe essere questione di tempo.
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