Lo shock settico è una grave condizione che può causare la morte del paziente in circa la metà dei casi, e va analizzata a seconda della motivazione che ha scatenato questa che è, a tutti gli effetti, una complicanza di un’infezione, in cui il sistema immunitario, debilitato da malattie o età avanzata, oppure non ancora del tutto strutturato nei bambini, tenta una reazione all’infezione. A conferma di questo, uno studio statunitense del 2002 ha individuato nello shock settico il motivo più frequente per le morti di pazienti in terapia intensiva.
In parole semplici si tratta di una complicanza della sepsi, termine con il quale si indicano le infezioni generalizzate. La medicina è concorde nel sostenere che questo tipo di infezioni causino dei micro-coaguli che impediscono il trasporto dei nutrienti e dell’ossigeno, dando luogo così allo shock settico. In questo caso si assiste ad un drastico abbassamento della pressione sanguigna, e al decesso.
Lo shock settico, il terzo stadio della sepsi
Lo shock settico vero e proprio è riconosciuto dalla medicina come il terzo stadio della sepsi. Come detto sopra, al primo stadio troviamo la sepsi vera e propria, consistente nell’infiammazione diffusa anche nella circolazione sanguigna.
Al secondo stadio troviamo la sepsi grave, che dal sangue ha raggiunto anche organi fondamentali quali i reni e il cervello, provocando, allo stesso tempo, fenomeni di morte dei tessuti agli arti.
Al terzo stadio troviamo lo shock settico, una condizione ormai compromessa e serissima, dove si manifesta il decesso di alcuni organi e una crisi generale del metabolismo, con insufficienza sia cardiaca che respiratoria, e il tracollo della pressione sanguigna.
Quando recarsi dal medico
Una recente operazione chirurgica, o una malattia particolarmente debilitante, associata a determinati sintomi, devono mettere subito in allarme il paziente che deve richiedere una visita immediata, in quanto un intervento tempestivo può risultare decisivo per la vita.
I sintomi più comuni dello shock settico sono la confusione mentale, le alterazioni dei battiti e le palpitazioni, le difficoltà nella respirazione, la debolezza fisica e la scarsa minzione e lo sbiancamento della pelle, anche solo per alcune porzioni oppure una bassa temperatura del corpo. Se anche un solo sintomo di questi compare dopo un’operazione o dopo un’infezione, è fondamentale recarsi dal medico o al pronto soccorso.
Le infezioni che possono causare lo shock possono essere dovute sia ai virus, che ai batteri e ai funghi, con particolare attenzione alle infezioni degli organi principali, quali polmoni, apparato genitale e digerente. Se avete avuto una polmonite, o infezioni simili, o infezioni alle vie urinarie o ai genitali, lo shock settico, in presenza di quei sintomi, potrebbe essere una possibilità da analizzare.
Molta attenzione deve essere prestata anche dai tossicodipendenti, dai malati di diabete e da chi è stato colpito dall’Aids, e chi, per qualsiasi motivo, porta alcuni dispositivi sanitari di accesso endovenoso e respiratorio. Naturalmente, la terapia intensiva degli ospedali è a forte rischio, come accennato al primo paragrafo. Anche le donne in gravidanza, come gli anziani e i bambini, possono essere soggetti a rischio.
La diagnosi e la terapia
La diagnosi e la terapia della sepsi vanno di pari passo in quanto, per somministrare il trattamento adeguato, è importante capire quale tipo di infezione abbia colpito il paziente. Le analisi del sangue sono il primo strumento di indagine, in grado di accertare se vi siano batteri dietro le cause di infezione, oppure una scarsa coagulazione, la presenza di elevate quantità di scarti, limitato trasporto di ossigeno, problemi elettrolitici o funzionali degli organi. Di seguito, si possono eseguire le analisi delle urine per migliorare la verifica delle cause, specialmente se queste non sono state accertate con l’esame precedente. Si possono anche esaminare eventuali ferite, il muco e il liquido cerebrospinale. In ultima analisi si può procedere a Tac, radiografie, risonanza magnetica ed ecografie di alcuni organi vitali.
Una volta accertata la causa della sepsi, il trattamento terapico è conseguente, nella scelta dell’antibiotico giusto per sconfiggere l’infezione, e nella scelta di altri farmaci che vadano ad agire sulla pressione arteriosa, come i vasocostrittori, e sul glucosio, come l’insulina. L’infezione, in alcuni casi, può richiedere anche la chirurgia per eliminare l’infezione, nel caso vi siano dei tessuti attaccati da ascesso. Il trattamento va fatto in terapia intensiva, spesso con l’aiuto di respiratori, e comunque sia sempre idratando il paziente per via endovenosa.
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