Per le persone che stanno ore e ore davanti ad un monito, i disturbi muscoloscheletrici possono palesarsi in qualsiasi momento. Problemi fastidiosi e che non possono essere di certo sottovalutati. Vediamo insieme come arginare tale fastidio mentre siamo in smart working.
Con l’arrivo della pandemia, si è sempre più sviluppato il lavoro da casa. Lo smart working, infatti, è stata la soluzione per un lungo periodo. Tale soluzione, però, continua ancora ad essere pratica in certi casi. E, se da una parte c’è il vantaggio di lavorare da casa, dall’altra c’è lo svantaggio di una serie di problemi dettati dal lavoro al pc.
Quando siamo al pc, come ben sappiamo, la postura non è sempre perfetta. Ci sono degli studi in merito che hanno evidenziato come stare davanti ad un pc a lungo darebbe una serie di problemi. Dalla vita all’ambito muscoloscheletrico, tanti sono gli aspetti da considerare. Anche perché il livello di stress su muscoli e colonna vertebrale è davvero intenso.
Per quanto riguarda le nostra ossa, possiamo anche fare riferimento ad uno specifico frutto che da un aiuto da non sottovalutare. Ritornando al nostro discorso, sono tanti i carichi che possono incidere su di noi. L’Agenzia Europea per la Sicurezza e la Salute sul Lavoro ha avviato una campagna per far sì che si creino degli ambienti ancora più sicuri e leggeri. Insomma, tale situazione è davvero da non prendere sottogamba ma come possono essere alleviati?
Smart Working, il lavoro al pc può farci male: non dimentichiamo le pause
Sono tantissimi gli esperti che sottolineano come stare per ore e ore davanti ad un pc faccia sorgere dei problemi. Problemi a cui, come possiamo immaginare, dobbiamo porre dei rimedi. Tra i disturbi maggiormente segnalati c’è l’epicondilite che darebbe alla persone fastidi al gomito. Ma i problemi non si esauriscono certamente così. Ci può essere l’insorgenza di neuriti compressive e alterazioni muscolari. Problemi a scapole, cervicale e alla stessa colonna vertebrale.
Alcuni lavoratori soffrirebbero anche di dolori al collo. Insomma, i problemi possono essere vari e colpire più zone del corpo. Problemi che potrebbero essere arginati a seguito di alcuni comportamenti. Ad esempio, quando dobbiamo fare una telefonata facciamola stando alzati. Oppure, un altro piccolo accorgimento è quello di tenere i piedi alzati mentre si lavora da seduti.
Quello che molti specialisti ci consigliano è il creare una routine di esercizi che vada a rompere la linearità del lavoro. Dunque, delle pause programmate che potrebbero donarci un sollievo immediato e inaspettato. Possiamo aprire le spalle, roteare gli arti e lavorare sui muscoli del collo.
Lavorare al pc porta a numerosi fastidi: alcuni rimedi
La zona che risulta essere maggiormente colpita quando si parla di smart working è la schiena. Il problema nasce dal fatto che non muovendosi per andare in ufficio, il peso della giornata si palesa tutto sulla schiena. In pratica, quando ci andremo ad alzare sentiremo la nostra giornata al pc.
Per tale ragione, quando stiamo seduti dobbiamo cercare di tenere le piante dei piedi ben saldi al pavimento con schiena dritta e spalle puntate verso il basso oppure all’indietro. Questa posizione non si verifica molto spesso. Con un cuscino possiamo aiutarci ad avere la schiena dritta. E, appena sentiamo qualche dolorino, cerchiamo di alzarci e rimettiamo in posizione la posturale andando a rimanere in quella posizione il maggior tempo possibile.
Ogni dettaglio ci permettere di abbassare la soglia del lavoro e di non risentire troppo della giornata passata al computer. Dopo il lavoro, cerchiamo di svolgere qualche attività fisica così da dare un risveglio alle nostre ossa e ai nostri muscoli. Dunque, mettiamo il pc ad una giusta distanza, procediamo ad alcuni movimenti soliti alla tastiera alternandoli ad alcuni rilassanti.
Le informazioni contenute in questo articolo hanno scopo divulgativo e informativo. Non devono essere prese in alcun modo in sostituzione della classica visita medica o specialistica. In caso di problemi, bisogna necessariamente fare riferimento al medico di fiducia. Stesso discorso vale per diagnosi e/o piani terapeutici già sviluppati e strutturati.