Uno studio condotto dai ricercatori dell’Università degli Studi di Torino e dell’Istituto di Candiolo FPO-IRCCS, hanno scoperto che il bersaglio che permette ai farmaci che si prendono durante l’immunoterapia di riattivare il sistema immunitario sono presenti è presente anche sulle cellule tumorali. È proprio in questo modo che può essere frenata la possibilità di cadere in recidive. Andiamo a vedere nel dettaglio che cosa è stato rivelato nello studio.
La ricerca sul cancro ha compiuto notevoli progressi in questi anni e si continuano a fare nuove scoperte, fondamentali per la cura ed il trattamento di questa malattia. Uno dei risultati più interessanti arriva dallo studio coordinato dal professor Dario Sangiolo, dell’Università degli Studi di Torino e dell’Istituto di Candiolo FPO-IRCCS. Uno studio sul tumore che è stato pubblicato sulla nota rivista specialistica Clinical Cancer Research.
Un articolo nel quale si è puntato sul fatto che i trattamenti che permettono di combattere il cancro e che riattivano il sistema immunitario potrebbero avere un secondo meccanismo di azione. Questo, fino ad oggi, era stato inesplorato. Un meccanismo di questo tipo, potrebbe colpire le cellule staminali tumorali che sono appunto responsabili delle recidive e anche dello sviluppo nel proprio corpo della resistenza ai trattamenti. Andiamo a vedere lo studio nel dettaglio.
Nel corso degli anni sono stati fatti notevoli passi avanti su questo tema, piuttosto spinoso. Abbiamo visto, ad esempio, che è possibile scoprire 50 tumori con l’analisi del sangue. In ogni caso, l’immunoterapia è stata fondamentale e continua ad esserlo per la lotta contro il cancro. In pratica, si tratta di un metodo all’avanguardia per il trattamento del cancro, che implica spingere il sistema immunitario del paziente contro il suo tumore.
Tuttavia, nonostante le percentuali di successo in crescita, la terapia ha incontrato un ostacolo difficile. Negli anni, purtroppo, le cellule tumorali spesso sfuggono al ‘radar’ delle cellule immunitarie che cercano di distruggerle. Questo, a sua volta, porta alla resistenza al trattamento, che in molti casi trarrebbe beneficio da una più profonda comprensione dei meccanismi che possono aiutare a superarla.
Inoltre, come si legge sul sito Airc, l’immunoterapia è sempre stata affiancata da trattamenti antitumorali più tradizionali. In questo modo si è consentito di ottenere dei progressi notevoli sulla sconfitta di alcuni tumori. In particolare del melanoma e di altre forme di cancro ai polmoni. Tuttavia, il professor Sangiolo ha spiegato che il fine dell’immunoterapia è quello di eliminare i freni che ostacolano l’attività dei linfociti T.
Per evitare che le cellule tumorali limitino i linfociti T, si è scoperto un meccanismo di immunoterapia che inibisce l’interruttore PD-1 che è presente sui linfociti attraverso degli anticorpi specifici. In questo modo, si porta a riattivare i linfociti contro il tumore. I risultati dello studio hanno evidenziato come PD-1 non si trova solo sui linfociti, ma è posizionato anche su un gruppo di cellule tumorali al polmone. Si tratta di un gruppo che “ha caratteristiche di staminalità e chemio-resistenza“, è stato rivelato.
In poche parole, lo studio ha spiegato che è PD-1 che potrebbe causare una recidiva del tumore, in quanto può sfuggire ai trattamenti. Una ricerca che riapre l’ipotesi che l’immunoterapia sull’inibizione di PD-1 possa quindi provocare un meccanismo di azione inesplorato fino a questo momento. Oltre a riattivare il sistema immunitario, potrebbero portar anche un’azione di contrasto contro quel gruppo di cellule tumorali. Si tratta di una scoperta che potrebbe portare ad ulteriori novità. Di certo è un punto di inizio, come è stato confermato.
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