Il vaiolo è una malattia che in passato ha mietuto moltissime vittime, ma è oggi praticamente scomparso, grazie ai vaccini. La malattia è causata da un virus, il Variola, oggi in pratica estinto, classificato come virus a DNA, ovvero un virus che utilizza proprio la famosa elica genetica per la sua moltiplicazione. Il virus era costituito da due membrane, esterna ed interna. Quella esterna proteggeva il virus stesso all’esterno della cellula, mentre una volta penetrato, il virus era protetto dalla membrana interna. Quando il virus riusciva a penetrare la cellula, poteva iniziare la moltiplicazione nel citoplasma, duplicandosi e sfruttando la duplicazione del DNA. Il Variola era un virus molto particolare, dalle caratteristiche peculiari e probabilmente l’unico conosciuto che poteva assemblarsi alla fine del processo di replicazione, per poi lasciare l’interno della cellula che a sua volta andava incontro alla morte a causa del deterioramento delle sue proteine. Il virus era così pronto ad attaccare le altre cellule e il sistema immunitario.
L’estinzione del vaiolo
Un’altra peculiarità del Variola virus, è quella di essere attualmente l’unico virus ad essere dichiarato estinto in natura. Questa dichiarazione è stata fatto il 9 dicembre del 1979, e da allora, il vaiolo è ufficialmente scomparso dalle malattie contraibili. Una vittoria importantissima della medicina, se si pensa che prima di quella data, il vaiolo sia stato un vero flagello per l’umanità, causa di migliaia di morti, con epidemie storiche che lo resero tristemente famose.
Fondamentale, per l’eradicazione del vaiolo, fu il vaccino messo a punto dal medico britannico Edward Jenner, alla fine del Settecento, di cui parleremo in seguito. Da quel momento, la medicina ha però dovuto attendere il Novecento per dichiarare sconfitta la malattia. Nella cronologia del vaiolo, dalla comparsa del vaccino in poi, fu infatti solo attorno al decennio 50 del Novecento che non si assistette più a violente epidemie, se non minime e circoscritte in pochissimi paesi poveri che ancora non potevano godere di assistenza medica. Questa lacuna fu colmata a partire dal 1958, quando l’Assemblea Mondiale della Sanità si prodigò per lanciare un programma specifico per sconfiggere la presenza del virus in natura, che prevedeva la somministrazione del vaccino per l’80% della popolazione mondiale.
Il programma dell’OMS
La scelta del vaiolo, come malattia da sconfiggere, fu facilitata da alcune caratteristiche del virus, semplice da diagnosticare, senza infezioni durante il periodo asintomatico, e quindi difficilmente trasmissibile in assenza dei tipici sintomi della malattia, e per l’assenza di un gruppo animale portatore del virus.
Altro fattore determinante fu l’evoluzione dei vaccini specifici, che portò a tecniche molto più sicure rispetto alla prima fase compresa tra la fine del Settecento all’avvio del programma. Chiaramente, nonostante queste caratteristiche che favorivano la lotta al vaiolo, il programma necessitò di molto tempo per la sua attuazione, tanto che le fonti citano ancora 33 paesi affetti da epidemie minori nel 1966. Questo dato diede impulso per un’accelerazione del programma, denominato “aggressive case-finding”, con una selezione più accurata della popolazione da vaccinare, in particolare tra gli individui che avevano avuto rapporti con persone infette.
Nel 1975 fu registrato, in Bagladesh, l’ultimo ciclo vaccinale per il Variola maior, la forma più pericolosa del virus, e due anni dopo si ebbe l’ultimo caso di infezione in Somalia. Il costo totale del programma fu di circa 110 milioni di dollari, e il successo completo si ottenne appunto con la dichiarazione della fine del 1979. Già dal 1976 fu domandata la distruzione del virus conservata nei laboratori a scopo di studio, mentre solo le due grandi superpotenze dell’epoca, Stati Uniti ed Unione Sovietica, furono incaricate di conservare dei campioni. Ma molti analisti militari, non essendoci stato un effettivo controllo sulla distruzione dei campioni, temono che alcuni laboratori abbiano ignorato le richieste dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, e che alcuni ceppi siano a disposizione di determinati gruppi come armi biologiche.
La storia del vaiolo
Il vaiolo è una malattia conosciuta nel bacino del Mediterraneo fin dall’antichità, tanto che su alcune mummie datate al 1157 a.C. testimoniano la sua presenza in Egitto. Sempre in Egitto è documentata la prima epidemia, durante la guerra con gli Ittiti del 1350 a.C., con la malattia che successivamente si diffuse anche in Medio Oriente e in Europa. In America, dove il virus era sconosciuto, furono gli Spagnoli a portare la malattia, con due gravi epidemie ad Haiti (1507) e in Messico (1520). Il virus si diffuse rapidamente tra gli indigeni, sprovvisti dei necessari anticorpi, e causò tre milioni di decessi. Nel Settecento fu la volta dei nativi nordamericani, ma alla fine del secolo, Jenner inventò il vaccino, derivato da quello delle vacche, e fu messa a punto la variolizzazione, ovvero l’uso del Variola Minor, poco aggressivo, per vaccinare le persone tramite inoculazione, contro il Variola Maior.