Sette virus del permafrost siberiano sono stati rianimati e replicati in laboratorio. Tra questi è incluso uno che è stato congelato dopo 48.500 anni e si tratta del più antico mai riportato in vita. Gli esperti avvertono che i virus esposti dal ghiaccio sciolto potrebbero portare a nuove pandemie, come viene spiegato dal portale americano Dailymail.it. Andiamo a vedere nel dettaglio che cosa è stato detto.
Quando ancora non siamo usciti ancora del tutto dalla pandemia da Covid che ha devastato quasi tutto il pianeta, arrivano notizie non rassicuranti dal virologo Jean-Michel Claverie dell’Università di Aix-Marseille in Francia. Secondo quanto è stato detto, un antico virus, che era rimasto congelato nel permafrost siberiano per 48.500 anni, è riemerso ed è un record storico. Così hanno affermato gli scienziati dopo aver dato la notizia. È tra i sette tipi di virus che sono riemersi dal permafrost in Siberia che sono stati resuscitati dopo migliaia di anni.
Il più giovane era stato congelato per 27.000 anni e il più vecchio, chiamato Pandoravirus yedoma, era stato congelato per 48.500 anni. Si tratta di una scoperta che sta facendo il giro del mondo, anche perché non era mai stata fatta fino a questo momento. A fare notizia sono stati gli avvertimenti degli scienziati che hanno sottolineato che i virus esposti dal ghiaccio sciolto potrebbero essere “disastrosi” e quindi portare a nuove pandemie. Andiamo a vedere nel dettaglio.
Il virus in questione prende il nome dal vaso di Pandora: il pandoravirus. È un genere di virus che è stato definito come ‘gigante’ ed è stato scoperto per la prima volta nel 2013. Pariamo del secondo più grande si sempre per dimensioni fisiche di qualsiasi altro genere virale che è stato conosciuto dopo il pithovirus. È infatti lungo un micrometro e largo 0,5 micrometri, il che significa che è visibile solamente con un microscopio ottico.
Questo particolare esemplare di 48.500 anni è stato trovato nel permafrost, precisamente a sedici metri sotto il fondo di un lago a Yukechi Alas in Yakutia, in Russia. Prima di questa scoperta, gli scienziati guidati sempre dal professor Claverie hanno precedentemente fatto riemergere due virus di 30.000 anni dal permafrost, il primo dei quali è stato annunciato nel 2014.
Tutti i virus sono in grado di infettare organismi unicellulari noti come amebe. Ma non sono pericolosi per piante o animali. Questo vuol dire che questo antico virus non è pericoloso per la vita umana. Tuttavia, è stato riferito che tutti gli altri virus che sono congelati potrebbero essere molto pericolosi per la vita vegetale e animale, compresi appunto gli esseri umani.
Dalla ricerca è stato rivelato che circa il 65% del territorio russo è classificato come permafrost. In pratica il terreno rimane permanentemente ghiacciato anche durante i mesi estivi. Tuttavia, a rendere le cose più complicate e pericolose sono le temperature in continuo aumento che causano il riscaldamento globale e per questo motivo il terreno si sta scongelando.
Espellendo in questo modo animali e oggetti che sono rimasti congelati per lunghi anni. Negli ultimi anni sono stati portati alla luce resti di rinoceronti lanosi e una testa di lupo di 40.000 anni, tra le altre cose. Ma la scoperta di esemplari così ben conservati ha anche fatto sorgere il timore che le malattie che avevano contratto gli animali potrebbero essere scongelate con loro e che quindi potrebbero sopravvivere allo scongelamento.
Lo stesso professor Claverie ha avvertito della possibilità che i batteri dal permafrost possano sopravvivere. Ha persino scoperto che il virus pithovirus ha iniziato ad attaccare e uccidere le amebe. Si tratta di un agente patogeno innocuo per l’uomo, anche se non tutti possono esserlo.
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